
Ralph De Palma è stato l’uomo più veloce del mondo che pochi ricordano, forse nessuno. Emigrato in tenera età negli Stati Uniti, lasciò il paesino pugliese di Biccari in cerca di una vita migliore.
Sbarcato all’età di dieci anni a Ellis Island, dove gli emigranti venivano trattenuti in attesa di essere registrati, crebbe a New York. Tra le strade di Little Italy, tra piccoli lavori e studio, fino a raggiungere i massimi livelli dell’automobilismo mondiale.
Emigrante e campione
Durante i suoi primi anni negli Stati Uniti, De Palma dovette affrontare i pregiudizi che la società americana aveva nei confronti degli emigranti. Non solo italiani, ma anche irlandesi, tedeschi e polacchi riuniti in comunità chiuse e spesso emarginate.
Ralph De Palma si adattò alla vita in America, dando sfogo alla sua vena competitiva con le gare prima di ciclismo e poi con la motocicletta. Ma fu con l’entrata nel mondo dell’automobilismo che scoprì il suo vero talento.
In breve tempo, De Palma divenne un campione, uno dei volti più noti nelle corse degli anni’10 e ’20. Divenuto un nome fisso sul famosissimo circuito di Indianapolis, arrivò anche a stabilire il record mondiale dell’epoca nel circuito di Daytona.
L’identità di uno sportivo
Ralph De Palma si fece sempre riconoscere per la sua identità mista, radicata nella cultura italiana. Ottenne, infatti, la cittadinanza americana solo nel 1920, rendendolo il terzo non americano a vincere un titolo di campione automobilistico negli Stati Uniti.
La sua vicenda ispirò numerosissimi italo-americani, spingendoli ad avvicinarsi all’automobilismo e allo sport in generale per riscattarsi dalla loro condizione di minoranza esclusa.
Al giorno d’oggi, il suo nome è annoverato in tutti i musei e le opere dedicate agli italo-americani, agli emigranti e agli sportivi di origine italiana. Ma, stranamente, il suo nome è caduto nell’oblio proprio nella sua terra di origine, eccezione fatta forse per il paese di Biccari.
L’inclusione attraverso lo sport
Ed è un peccato dimenticare come anche il popolo italiano si sia trovato nella condizione di dover giustificare la propria presenza e di dover emergere nel mondo. Un ottimo modo per recuperare questo ricordo è in questo documentario.
La regia di Antonio Silvestre, tra materiale originale e filmati d’archivio, rende giustizia alla vicenda umana e agonistica di De Palma, forse calcando un po’ troppo la mano sui toni più emotivi ed epici della vicenda. Un eccesso che tuttavia non pregiudica il resto del film e non ne mina il valore documentaristico.
Regia: Antonio Silvestre | |
Anno: 2020 | |
Genere: documentario, sportivo | |
Durata: 53” | |
Paese di produzione: Italia; USA |
Se lo sport, e in particolare l’automobilismo, vi appassionano e volete altre storie come questa, vi interesserà il documentario Crash and Burn, di cui potete leggere la nostra recensione Crash and Burn: il campione che non avete mai visto.

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