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Fragile Equilibrio: ritrovare l’umanità nel vortice della globalizzazione

Un gruppo di migranti africani in perenne attesa alle porte dell’Europa. Un salaryman giapponese che perde contatto con la sua vita a causa del lavoro. Un uomo spagnolo che dopo la crisi finanziaria si è ritrovato ai margini della società.

Fragile Equilibrio raccoglie tante storie diverse: provenienti da diversi contesti culturali ed economici, ma tutte accomunate dalla disumanizzazione. I suoi protagonisti, in un modo o nell’altro, si trovano in condizioni che li riducono a meri oggetti, numeri, entità che vagano per il mondo.

Una riflessione su una situazione critica

Le storie raccontate dipingono un quadro mondiale basato sullo sfruttamento e sulla riduzione delle persone a capitali. Un quadro dove il tempo vitale degli esseri umani diventa funzionale esclusivamente al lavoro e al profitto. Dove non trovano spazio concetti come la solidarietà o la cooperazione.

A riunire queste storie in un discorso critico ma costruttivo è l’ex presidente dell’Uruguay, Pepe Mujica. In una lunga intervista che accompagna gli sviluppi del documentario, Mujica riflette su un sistema globale volto quasi esclusivamente all’economia.

Un sistema incapace di fornire soluzioni lungimiranti, ma solo panacee temporanee, che poco possono fare nel risolvere le criticità sempre più crescenti. In questo mondo, dove le tensioni si fanno sempre più acute, le storie dei protagonisti ribollono in un vuoto esistenziale che li vede perennemente marginalizzati.

Essere vivi nell’epoca della globalizzazione

Fragile Equilibrio si addentra in situazioni di esclusione sociale e alienazione, tutte originate da impoverimento e politiche disumanizzate. Come il caso dei disoccupati spagnoli che stritolati da una costante riduzione dei loro stipendi si ritrovano impossibilitati a far fronte alle spese necessarie per vivere dignitosamente.

O i migranti che, dopo viaggi lunghi anni, si ritrovano bloccati alla frontiera nella speranza di poter un giorno vedere un paese migliore. Una speranza che però si scontra con la violenza della repressione sulle frontiere e sull’esclusività dei canali per entrare legalmente in Europa.

O ancora, la situazione di un lavoratore giapponese che, assorbito da una cultura del lavoro assillante, si ritrova in una vita che non ha altri sfoghi al di fuori di quello professionale. Una vita dal quale vorrebbe costantemente scappare, ma alla quale si vede costretto a tornare per mancanza di alternative.

Guardare il mondo per imparare a cambiarlo

Il documentario procede nella sua narrazione insieme alle riflessioni di Mujica, il quale analizza la natura predatoria del capitalismo contemporaneo e sottolinea la mancanza di soluzioni reali di fronte a una situazione che si avvicina sempre più al disastro.

La voce dell’ex presidente guida le riprese urbane, cariche di immagini simbolo di quella che è la vita contemporanea: le architetture metropolitane alienanti, i villaggi di migranti in mezzo al nulla, i viaggi frenetici dei lavoratori pendolari.

Fragile Equilibrio unisce situazioni diversissime per raccontare un sistema che si dirama in ogni aspetto della società contemporanea. Il risultato è un documentario che apre gli occhi sulla situazione mondiale che stiamo vivendo e che cerca di aprire spazi di riflessione su quello che possiamo fare per costruire un mondo a misura di umani.

Titolo originale: Fragil Equilibrio
Regia: Guilliermo Garcìa Lopez
Genere: documentario
Durata: 83′
Anno: 2016
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