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L’Italia non venderà più armi all’Arabia Saudita

In questo momento di pandemia, la armi non si fermano: ci sono circa 40 conflitti in corso, di intensità variabile. Ci sono addirittura nuovi conflitti, scoppiati proprio durante la guerra al Covid-19, come quello nel Tigrai.

E poi c’è una delle guerre più controverse e (meno) dibattute degli ultimi anni: il conflitto in Yemen, portato avanti dalle forze governative con il sostegno dell’Arabia Saudita. Un conflitto che oltre alle morti causate nei combattimenti, è responsabile di una drammatica crisi umanitaria, tagliando i rifornimenti ad acqua, cibo e medicine per decine di migliaia di persone.

LO SCOMODO PARTNER COMMERCIALE

Pochi giorni fa l’Italia ha preso una decisione importantissima, che potrebbe giocare un ruolo importante nella risoluzione del conflitto in Yemen e in molti altri scenari del Medio Oriente. Infatti, la vendita di armi, in particolare bombe e missili, si interromperà.

Forse non è molto noto al pubblico, ma l’Italia fornisce il 12% delle armi del mondo. Un business che frutta introiti milionari e disastri umanitari. Da tempo criticata per la sua vicinanza con paesi inseriti in blacklist da associazioni come Amnesty International, l’Italia ha per la prima volta deciso di assumersi le sue responsabilità e sospendere i rapporti con due dei suoi migliori clienti: l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.

Aspre le critiche all’Arabia Saudita per i suoi bombardamenti, mirati a obiettivi civili e strutture indispensabili. Un atto bellico per il quale potrebbe venire presto accusata di crimini di guerra. Stando alle indagini effettuate dagli osservatori dell’ONU e dagli inviati di Amnesty International, molte delle bombe utilizzate sarebbero di produzione italiana.

UN CAMBIO DI ROTTA INTERNAZIONALE

Con l’elezione di Biden e la sua decisione di sospendere la vendita di armi al paese saudita, l’Italia ha deciso di seguire ufficialmente la stessa rotta. Una decisione importante e che si spera verrà rispettata fino in fondo.

Oltretutto, una decisione che bilancia la mancata adesione dell’Italia al Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari, un argomento di cui abbiamo già parlato qui.

Il carico di ordigni cancellato ammonta a 13000 unità. Un numero impressionante che ci dà un’idea delle dimensioni del conflitto in corso. Questo renderà più difficile per il regime saudita trovare armamenti dai principali produttori occidentali.

La decisione porta la speranza che si interrompano i bombardamenti alle strutture sanitarie, una delle tattiche più sporche utilizzate dai sauditi.

Unanime il plauso delle associazioni per la pace, in primis Amnesty e Medici Senza Frontiere, che commentano la decisione italiana come un primo passo nella direzione giusta e un segno di come la protesta civile ottenga risultati di grande valore umanitario.

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