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The Tribe: il dramma dell’emarginazione in un film senza parole

La brutalità dell’istituzionalizzazione raccontata in The Tribe, film ucraino girato interamente nella lingua dei segni. Ambientato in un istituto scolastico per ragazzi sordomuti, la storia segue le vicende di un giovane che entra in un mondo spietato e corrotto.

Tra scene forti e realismo crudo, il regista Myroslav Slabošpyc’kyj analizza la situazione di marginalizzazione che vivono le categorie con disabilità nella società ucraina. Un ambiente dove sotto un’apparente welfare, gli individui sono abbandonati a loro stessi in una rete di corruzione e fallimento istituzionale.

LA VITA DI SERHIJ, TRA CRIMINE E ABBANDONO

The Tribe comincia con l’ingresso del giovane Serhij in un istituto per sordi. L’aspetto normale di questo nuovo contesto, con un’elegante divisa per gli studenti e l’attenzione di insegnanti preparati, nasconde un’inquietante realtà.

L’istituto è in realtà in mano a una baby gang, la quale domina con il terrore nella scuola, attraverso le logiche dell’intimidazione e del nonnismo. Ben presto Serhij, per non rimanere isolato, si unisce alla banda e compie furti e rapine. Allo stesso tempo, si innamorerà di Anja, una giovane studentessa prostituta, della quale diventa il protettore.

Con la discesa nella criminalità di Serhij, emerge il rapporto tra gli studenti e lo staff dell’istituto, coinvolto in ogni genere di affare losco e pronti a lucrare sulla pelle di coloro che dovrebbero tutelare. Una realtà abbandonata a se stessa, dove i sentimenti di Serhij rischiano di diventare una miscela esplosiva.

UNA STORIA CHE NON HA BISOGNO DI PAROLE

The Tribe è stato girato interamente nel Linguaggio dei Segni Ucraino. Una scelta stilistica, quella di escludere ogni forma di comunicazione verbale, che ha una doppia valenza. Da un lato quella più ovvia di rispettare una coerenza tematica, immergendo completamente lo spettatore udente in un contesto a lui del tutto estraneo.

Dall’altro, l’avvicinamento a un approccio puramente visivo: la violenza delle scene, alcune davvero crude, viene resa senza mezzi termini. Nessun effetto sonoro, nessuna musica, perfino le inquadrature rimangono fisse, prive di movimento. Lo spettatore viene lasciato di fronte alle situazioni dei protagonisti, ad assorbirne lo squallore, la ferocia e il dolore.

Ogni parola sarebbe di troppo in un film che si ammanta di silenzio, usato come una lente di ingrandimento sulla disperazione di un contesto sociale completamente degradato. Un degrado dove il mutismo viene rotto solo dal sordo tonfo di un pugno o dall’ansimare sofferente di Anja: pochi e rarissimi suoni che pungono attraverso il silenzio e lo spettatore.

UN’ANALISI ACUTA E STRAZIANTE

The Tribe ha mancato per poco la candidatura agli Oscar come Miglior Film Straniero. La sua uscita su UAM.TV è l’occasione per rimediare a questo smacco: si tratta di un film cinematograficamente innovativo e culturalmente rilevante.

La scelta registica di escludere del tutto il linguaggio parlato è lo spunto attraverso il quale si costruisce un racconto fatto esclusivamente per immagini, dove il campo del visivo raccoglie tutto e lo restituisce in una narrativa chiara e schietta.

L’analisi del regista su un paese impoverito, dove il welfare si rivela un’arma a doppio taglio e dove il criminale e il funzionario statale collaborano, è lo spunto per una pletora di riflessioni sul nostro tempo: dall’emarginazione alla microcriminalità come fenomeno di appartenenza, dal degrado istituzionale alla sudditanza verso i paesi più ricchi.

Per quanto alcune delle scene presentate siano indiscutibilmente forti e presentate con una prospettiva che crudelmente costringe lo spettatore a guardare fino in fondo, The Tribe è un film importante e significativo. Una storia di violenza e disagio, dove l’amore diventa una forza sovversiva.

Potete vedere il trailer di The Tribe qui.

Se il tema dell’emarginazione e del rapporto con il welfare istituzionale vi interessa, potrebbe piacervi anche il film La Mia Classe: potete vedere il trailer qui e leggere la recensione qui.

Regia:  Myroslav Slabošpyc’kyj
Anno: 2014
Genere: drammatico, crime
Durata: 132′
Lingua originale: Lingua dei segni ucraina
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