Impegno e denuncia sociale Le buone notizie da Gaia

Lo sport per i diritti umani

Questa sera saremo tutti incollati alla tivù per vedere la classica sfida tra Italia e Spagna, nella semifinale del Campionato europeo di calcio 2020.

Ma non solo. Vogliamo vedere se gli azzuri ripeteranno senza indugi, come con il Belgio, il gesto di fortissima valenza simbolica di inginocchiarsi tutti insieme prima della partita, finalmente liberi dalle indecisioni e i dubbi iniziali.

Questo gesto, simbolo di lotta per i diritti umani, è tornato con prepotenza sulla scena mondiale dopo la morte del cittadino americano George Floyd, ucciso da un agente di polizia il 25 maggio 2020 a Minneapolis.

Si tratta di un piccolo ma grande atto di solidarietà che sembrerebbe trarre origine da un’immagine del 1780 – uno schiavo in catene inginocchiato – adottata come simbolo dal movimento abolizionista britannico nel 1800: “Non sono io un uomo e un fratello?” recita la scritta a margine del disegno.

La preghiera di Martin Luther King

Quando il leader pacifista Martin Luther King e molti altri attivisti si inginocchiano, nella città di Selma, in Alabama, il 1° febbraio 1965, lo fanno per pregare dopo essere stati arrestati per aver organizzato senza permesso le famose marce di protesta da Selma a Montgomery, per estendere il diritto di voto a tutti i cittadini afroamericani, in ogni stato degli USA.

Il gesto di Colin Kaepernick nel 2016

La fotografia di King in ginocchio è tornata a circolare in maniera virale negli Stati Uniti dopo che il giocatore di football Colin Kaepernick, nel 2016, ripete quel gesto seguito da molti suoi compagni, mentre nello stadio si diffondono le note dell’inno nazionale. L’atleta spiega:

“Non starò in piedi per mostrare orgoglio per la bandiera di un paese che opprime i neri e le persone di colore. Per me, questo gesto  è più importante del calcio e sarebbe egoistico da parte mia guardare dall’altra parte“.

La grande visibilità dello sport diviene strumento per diffondere valori di uguaglianza e solidarietà

La grande visibilità degli atleti che disputano competizioni nazionali e internazionali diventa uno strumento per diffondere – pacificamente – un pensiero di protesta e mostrare un atteggiamento solidale nei confronti di chi, appartenendo a minoranze deboli e discriminate, troppo spesso non ha voce.

Mail gesto più eclatante rimasto nella storia dello sport, è sicuramente quello dei due velocisti afroamericani Tommie Smith e John Carlos, alle Olimpiadi del 1968, che, a piedi nudi sul podio della gara dei 200 metri, con la testa china alzarono il pugno chiuso verso il cielo, mentre suonava l’inno statunitense.

Il Black Power, rappresentato da Smith e Carlos alle Olimpiadi, rimane il simbolo di quell’anno così denso di spinte rivoluzionarie.

Smith e Carlos sapevano che avrebbero pagato caro per quel gesto, ma non si tirarono indietro, mossi dalla convinzione che protestare per la salvaguardia dei diritti umani fosse più importante di qualsiasi medaglia.

E noi di UAM.TV ci associamo sicuramente a questo pensiero, appoggiando senza alcun dubbio ogni gesto utile a muovere anche solo una coscienza verso la Fraternità e l’Uguglianza.

E, comunque vada, FORZA AZZURRI!

Sulla forza degli atleti attivisti non perdere la storia di Rosalie Fish….:


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