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La Mia Classe: lingua e integrazione

Integrazione e apprendimento in questo film che sfoca le linee tra la finzione e la realtà. La Mia Classe ritrae le situazioni vissute all’interno di una classe di italiano per stranieri, dove le diverse storie degli studenti si raccolgono intorno alla figura del professore, interpretato da Valerio Mastandrea.

Un film impegnato e impegnativo, dove l’inesperienza degli attori, tutti veri studenti stranieri, è compensata dalla carica emotiva delle loro interpretazioni.

L’EDUCAZIONE COME PUNTO DI INCONTRO

Il film è quasi interamente ambientato in una classe di una scuola di Torpignattara, dove persone di diversa origine ed età si riuniscono quotidianamente per ottenere l’attestato di lingua italiana. Ottenerlo sarà il primo passo verso un processo di vera integrazione; non solo linguistica, ma anche giuridica.

Attraverso il punto di vista di un professore seguiamo il percorso di formazione degli studenti. Un percorso in cui l’insegnamento diventa un modo per dare un nome ai fatti della vita dei migranti: tramite lo studio riusciranno a parlare degli affetti lasciati, delle speranze per il futuro, delle difficoltà lavorative e burocratiche incontrate in Italia.

Il progressivo abbattimento della barriera linguistica ci permette di entrare più in profondità nel mondo vissuto da chi si trova nella condizione di essere un migrante. Le precarietà, le avversità, assumono un diverso significato, una definizione di contorni data dalla parola.

LA REALTA’ NEL FILM

Fin dalle prime scene, possiamo vedere la troupe cinematografica al lavoro. La scena del montaggio dei microfoni, ad esempio, diventa il pretesto narrativo per presentare i vari personaggi. Una scelta stilistica che inizialmente lascia confusi, ma che assume un preciso significato con il proseguire del film.

Infatti, a un certo punto le vicende della troupe si mescoleranno con quelle degli attori, i rapporti lavorativi e le necessità burocratiche si riversano nella narrazione stessa. Emblematico il caso di Issa, uno dei giovani studenti, che allo scadere del permesso di soggiorno rischia l’esclusione dal film per motivi legali.

Il reale invade la finzione, la strappa alla sua dimensione riparata e la contestualizza in una catena narrativa che unisce tutto. La Mia Classe non rimane solo un film e non diventa del tutto un documentario: rimane una creazione ibrida, che riesce però a non snaturarsi. Anzi, la propria potenza deriva proprio da questo.

RACCONTARE L’EMARGINAZIONE

La Mia Classe gode della forza di una struttura narrativa diversa e innovativa, che utilizza per rafforzare i concetti espressi, rifuggendo qualsiasi virtuosismo vanesio. Gode anche della carica data dall’interpretazione di Mastandrea, che come sempre si conferma uno dei volti migliori del cinema italiano e disposti a imbarcarsi in progetti diversi.

Ma certamente, la colonna portante di tutto sono gli altri attori, gli studenti stranieri. Le loro interpretazioni non sono costruzioni, ma repliche di ciò che essi vivono realmente. Quando condividono le loro storie negli esercizi proposti dal professore, condividono le emozioni di chi vive sulla propria pelle l’emarginazione.

Per chi volesse capire più a fondo quali ostacoli comporti questa condizione, conoscere le dinamiche pratiche che la caratterizzano, La Mia Classe si rivelerà sicuramente un film illuminante.

Regia: Daniele Gaglianone
Anno: 2017
Durata: 95”
Genere: drammatico
Paese di produzione: Italia
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