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L’arte della felicità: il buddhismo animato

Essere felici al tempo della crisi e del distacco, dell’alienazione e della perdita: questa è L’Arte della Felicità. Prodotto dalla casa d’animazione napoletana Mad Entertainment, questa piccola perla del cinema indipendente italiano esplora questo tema.

Seguendo un registro visivo e narrativo che ricorda il famoso Waking Life, il film ci accompagna in un viaggio in cui storie di una città, decadente e vibrante al tempo stesso, si intrecciano con la vicenda personale del protagonista.

IN VIAGGIO TRA RICORDI E SOGNI

Sergio è un talentuoso musicista, un tempo noto per la sua musica, ma che dopo l’abbandono del fratello Alfredo si ritrova a tirare avanti come taxista a Napoli. Colmo di risentimento e frustrazione, ma dotato di empatia e curiosità innate, Sergio scivola come testimone e interlocutore delle vite dei suoi passeggeri.

Così ogni corsa si trasforma in un momento di condivisione e confronto, sullo sfondo di una città che riflette il degrado delle vite quotidiane dei personaggi e il ribollire del loro desiderio di riscatto. Al riparo nella cabina del taxi, Sergio e i suoi clienti si raccontano con onestà e semplicità.

I racconti di un anziano sfasciacarrozze divenuto artista del riciclo, di una vedova ricca e sola che rimpiange la presenza dell’adorato marito, o di una giovane cantante caduta in una crisi esistenziale diventano il palcoscenico di viaggi interiori al limite della psichedelia. Ogni racconto diventa lo spunto di una riflessione di Sergio, che carico di rancore affronta la perdita di Alfredo, morto dopo un lungo viaggio in Tibet dove divenne un monaco buddhista.

Ed è proprio la presenza di Alfredo, figura quasi comica che fa avanti e indietro nei ricordi del taxista, a diventare l’elemento di svolta nella vicenda. Quando l’introspezione di Sergio raggiunge il limite, immergendosi completamente nel sogno, ecco che Alfredo riemerge nel presente di suo fratello.

IMPARARE AD ESSERE FELICI

L’infelicità dei personaggi, lo sfondo di una città tetra, dove la pioggia incessante ricopre il mondo: tutto appare saturo di negatività. Un’atmosfera cupa e pesante trascina i personaggi verso il basso, perduti in un passato percepito come più luminoso, ricco di luce, colore e musica.

Il pessimismo che anima le parole disperate e arrese di Sergio si scontra con quelle divertite e piene d’amore di Alfredo, in un dialogo filosofico sulla felicità che si svolge tra presente e passato. Un passato ricco di insegnamenti, ricordo di un’epoca di spensieratezza, ma che inevitabilmente muore e ci abbandona.

Questo è l’insegnamento che Alfredo trasmette, a Sergio e a tutti noi: quell’accettazione del cambiamento, l’impermeabilità al rancore e l’apertura al nuovo che ci permette di riscoprire, anche nei momenti più bui, la possibilità di essere felici. Perché, come dice il titolo del film, la felicità non è un momento che viviamo, ma un’arte che pratichiamo.

UN RISCATTO PER L’ANIMAZIONE ITALIANA

Tra gli aspetti eccellenti dell’Arte della Felicità c’è senza dubbio la sua qualità narrativa, capace di legare insieme lunghi dialoghi e digressioni senza perdere coerenza. Le interpretazioni dei doppiatori, quasi tutti di formazione teatrale, infonde una profondità e una convinzione nei personaggi che li rende magnetici e irresistibili.

Ma è certamente l’aspetto tecnico dell’animazione a spiccare tra i pregi maggiori di questo lavoro dell’industria cinematografica italiana. Lungi dall’essere una semplice rappresentazione, il disegno in questo film viene realizzato in maniera quasi espressionista. Rifuggendo il realismo a tutti i costi, restituisce un tono visivo onirico.

Il tratto traballante e le sfumature cromatiche restituiscono un’immagine della realtà che colpisce l’occhio e il cuore, soprattutto quando la storia sprofonda nei ricordi e nei sogni, momenti in cui gli animatori giocano con la luce e con il colore in una maniera che nel nostro cinema è inedita.

E se in alcuni momenti si notano alcune piccole carenze tecniche, non dimentichiamo che L’arte della felicità è una produzione piccola, nata nell’ambito dell’omonimo festival: a che risultati si potrebbe arrivare se team creativi così talentuosi e ispirati godessero di un maggiore sostegno?

Certamente, dopo aver visto questo film, ve lo chiederete anche voi: difficilmente un’opera come L’arte della felicità può lasciare indifferenti.

Regia: Alessandro Rak
Sceneggiatura: Alessandro Rak, Luciano Stella, Nicola Barile, Paola Tortora
Genere: drammatico, animazione
Durata: 77”
Paese di produzione: Italia
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