Spritz: il rito veneziano che ha conquistato il mondo
- Redazione UAM.TV
- 4 giorni fa
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Dalle osterie della Serenissima ai rooftop di New York: storia, identità e fascino di un'icona italiana

Quando il sole resta più a lungo e il tempo rallenta
È estate. Le giornate si allungano, il lavoro si accorcia, e con più facilità e leggerezza ci troviamo a incontrare gli amici per un aperitivo.
Le città rallentano, i vestiti si fanno leggeri, i pensieri più morbidi. È il tempo della socialità spontanea, delle chiacchiere che scivolano tra un brindisi e l’altro, dei bicchieri che tintinnano all’ombra di un glicine o su una riva assolata.
Basta un messaggio: “Spritz?”
E tutto si mette in moto. Nessuna spiegazione necessaria. Solo un gesto semplice, quasi ancestrale, che chi vive in Veneto — e a Venezia in particolare — conosce bene. Perché lo spritz, a Venezia, non è solo una bevanda. È un segno di appartenenza, un linguaggio silenzioso, un piccolo rito urbano che racconta storie di ieri e di oggi.
Un rito che oggi il mondo intero ci invidia — e spesso tenta di imitare.
Una nascita "imperiale"
Per ritrovare le radici dello spritz dobbiamo risalire di oltre due secoli. Siamo nei primi decenni dell’Ottocento, in pieno dominio austro-ungarico nel nord-est italiano. L’impero asburgico, con la sua efficienza amministrativa e la sua rigida eleganza, si era stabilito anche in Veneto, portando con sé abitudini, cultura… e soldati.
Questi soldati, abituati a birre leggere e a vini più tenui, si trovarono di fronte ai robusti vini veneti — decisi, profumati, talvolta difficili da domare. Per mitigarne la forza, iniziarono ad allungarli con acqua gassata o frizzante.
Quel gesto divenne abitudine. E da lì nacque lo spritzen, in tedesco, ovvero “spruzzare”. Il nome “spritz” cominciò a circolare tra taverne e locande, passando di bocca in bocca, fino a radicarsi nel linguaggio comune.
Lo spritz originario era dunque un vino bianco allungato con acqua gassata: semplice, economico, conviviale. Era già, in nuce, ciò che sarebbe diventato nei decenni successivi: una pausa tra amici, un modo per stare insieme.
L’evoluzione veneziana: amaro, soda e allegria
Con il passare del tempo, e soprattutto dopo la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, lo spritz subisce una trasformazione profonda. A Venezia, città creativa e meticcia, sempre in bilico tra tradizione e sperimentazione, nasce la versione moderna. I bacari iniziano ad aggiungere al mix un tocco di colore, di profumo, di sapore: bitter come Select (nato proprio a Venezia nel 1920), Aperol, Campari. Si aggiunge il Prosecco, la soda, il ghiaccio, una fetta d’arancia. O un’oliva.
Nasce così lo spritz veneziano come lo conosciamo oggi: fresco, frizzante, dissetante, armonico. Non è solo un cocktail, è una dichiarazione d’intenti.
E c’è un dettaglio che a Venezia non si può ignorare: l’oliva in salamoia, infilzata su uno stecchino, che galleggia nel bicchiere come un piccolo tesoro. Gustarla prima di bere è parte del rito. Un modo per iniziare, per “segnare” il momento. Una liturgia condivisa da studenti e professori, muratori e architetti, gondolieri e turisti curiosi.
Lo spritz veneziano non divide, unisce. Parla una lingua universale fatta di risate, ghiaccio che tintinna, tramonti che si riflettono sull’acqua.
Venezia e lo spritz: un legame sociale profondo
A Venezia, lo spritz è molto più di una bevanda. È un modo di stare insieme, un gesto quotidiano che disegna il ritmo della città.
Non c’è bisogno di un locale alla moda, né di una terrazza panoramica: basta una fondamenta, un muro qualunque, una panchina di pietra, un gradino.
Si beve in piedi, o seduti per terra. Si parla, si ride, si guarda passare la vita.
È un rituale democratico e senza età. Non importa se hai vent’anni o settanta, se sei appena uscito dall’università o hai finito il turno al mercato: se hai uno spritz in mano, fai parte della stessa scena. È una forma di resistenza gentile al caos del mondo. Una pausa sospesa, un’alleanza silenziosa.
Lo spritz è anche un tempo lento. Un invito alla contemplazione. È Venezia che ti dice: “Fermati. Guarda. Respira. Ascolta.”
E in un mondo sempre più frenetico, questo semplice invito vale oro.
Da Venezia al mondo
Negli anni Duemila, il mondo scopre lo spritz. O meglio: lo reinventa, lo esporta, lo trasforma.
Complici le campagne di marketing di alcuni marchi internazionali e il fascino della dolce vita italiana, lo spritz diventa un’icona globale.
Lo si trova nei bar di Berlino, nei rooftop di New York, nei beach club di Bali, nei bistrot di Parigi. Spesso declinato in versioni fantasiose, talvolta snaturate. Ma sempre riconoscibile.
Eppure, l’anima dello spritz resta veneziana. E molti lo sanno bene.
Lo scrittore Tiziano Scarpa, veneziano doc, lo ha raccontato come simbolo di un’attesa sospesa, tra la nebbia e i vaporetti.
Il regista Andrea Segre, da sempre attento al paesaggio umano e urbano della laguna, lo ha definito “un gesto resistente, una forma di dialogo civile e disarmato”.
Il compianto Anthony Bourdain, dopo un viaggio nel nord Italia, lo descrisse come “il miglior modo per osservare la vita che scorre, con un’oliva salata in bocca e zero fretta”.
Ma è forse Nigella Lawson a coglierne con maggiore semplicità e poesia il senso profondo: uno spritz bevuto guardando il Canal Grande è qualcosa che dà sapore alla vita stessa. Una bellezza che non va rimandata.
Una bevanda, una cultura
Lo spritz non è diventato celebre per la sua complessità, ma per la sua verità.
È semplice, diretto, accogliente. Non ha bisogno di essere spiegato, ma solo vissuto. E questo lo rende potentissimo.
Racchiude l’anima di Venezia: la leggerezza apparente che nasconde profondità, il gusto per la lentezza, la capacità di fare bellezza anche con tre ingredienti e un cubetto di ghiaccio.
Ovunque venga servito, lo spritz porta con sé un’eco della laguna.
Ma è solo tra le pietre umide di un campo veneziano, tra le parole che galleggiano come gondole e le risate che rimbalzano sotto i ponti, che acquista il suo senso pieno.
In un mondo che corre, lo spritz ti invita a fermarti.
E forse, oggi più che mai, è questa la sua vera forza.
Citazione d’autore
“La vita è troppo breve per non fermarsi a bere uno spritz guardando il Canal Grande.”
Nigella Lawson
Consiglio consapevole
La prossima volta che bevi uno spritz, non farlo di fretta. Siediti, ascolta il rumore dell’acqua, assapora l’oliva come fosse un piccolo rituale.Lo spritz non è solo un cocktail: è un modo per dirsi che la vita va gustata con calma, tra bellezza, ironia e un po’ di luce dorata sul bicchiere.
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