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Artemisia Gentileschi: donna, pittrice, guerriera

La storia dell’arte è dominata, soprattutto in epoca rinascimentale, dai nomi di artisti maschili. Ma esiste tra loro una donna, una pittrice, il cui nome e il talento spiccano tra tutti. Si tratta di Artemisia Gentileschi, seguace della scuola caravaggesca e donna avanti rispetto ai suoi tempi.

Un’artista, una guerriera e, soprattutto, una donna. Questo documentario ne analizza questi aspetti, come vennero vissuti nella sua epoca e come formarono la sua figura nei secoli.

PITTRICE IN UN MONDO DI UOMINI

Artemisia Gentileschi nacque a Roma dal pittore Orazio Gentileschi. La casa paterna era un crocevia di artisti di fama mondiale, tra cui il notissimo Caravaggio. La fanciulla crebbe in un ambiente ricco di stimoli, di influenze e di insegnamenti di grande importanza.

Tutto questo, unito al suo innato talento, ne fecero un’artista precoce e capace. Il padre stesso riconobbe il suo talento e fece molti sforzi per far sì che potesse ricevere un’educazione artistica che altrimenti le sarebbe stata preclusa.

Purtroppo, fu proprio uno di questi insegnanti, il pittore Agostino Tassi, a segnare profondamente la sua vita. Ancora adolescente, Artemisia fu stuprata dall’artista, amico del padre e suo insegnante. Il processo che ne seguì umiliò doppiamente la giovane donna, che fu addirittura sottoposta a tortura per verificare le sue dichiarazioni.

L’episodio traumatizzò la giovane, ma non ne spezzò il carattere. Artemisia si sposò, riscattò la sua reputazione e si fece strada tra i pregiudizi e i pesantissimi ostacoli che la colpirono. Arrivò a essere una delle pittrici più apprezzate sulla scena europea.

L’ARTE DI UNA DONNA INDOMABILE

Artemisia Gentileschi creò le sue prime opere nello stile tipico di Caravaggio: un uso sapiente del chiaroscuro, unito a una drammaticità delle composizioni che si opponeva alla plasticità classica.

Col tempo, la donna sviluppò uno stile più autonomo, pur mantenendo l’espressività delle scene dipinte. Questo suo stile pittorico, così carico di sentimenti e tensione, sarà anche la principale valvola di sfogo e di espressione per le sue vicissitudini.

Diventa impossibile non riconoscere in dipinti come Giuditta decapita Oloferne le tracce dello stupro subito e le emozioni negative e rabbiose che da esso scaturirono. La decisione dei gesti, l’espressività dei volti, la violenza del sangue e delle azioni che popolano l’immaginario pittorico della Gentileschi sono sature delle esperienze di vita di una donna straordinaria.

Tuttavia, questo stile di pittura non è solo importante per l’artista che lo adottò. Vi è un’altra ragione che lo rende così rilevante. In un mondo dove la voce delle donne veniva spesso zittita, se non all’interno di contesti ecclesiastici, l’arte di Artemisia Gentileschi è una delle poche testimonianze dirette del dolore e della rabbia delle donne in un mondo profondamente maschilista. Ma anche il lascito di una volontà di lottare e di non arrendersi che scaturì da un carattere infuocato e determinato.

UNA VOCE CHE DURA NEI SECOLI

Nonostante un periodo di dimenticanza in cui il nome di Artemisia Gentileschi cadde, interrotto negli anni ’70 del Novecento, la sua fama ebbe un forte impatto sulla sua epoca e la sua figura si relazionò con alcuni dei personaggi e delle istituzioni più importanti.

Venne accolta presso numerosi corti reali, come quella francese e quella inglese, riconosciuta come pari da numerosissimi artisti contemporanei e si distinse in molti altri campi. Lo stesso Galileo Galilei fu un suo amico, confidente e protettore, consapevole dell’importanza di valorizzare e tutelare un talento simile.

Oggi, possiamo ammirare le opere che ci sono pervenute e sperare nel ritrovamento delle molte che ancora adesso non si trovano. Il nome di Artemisia Gentileschi è tornato alla ribalta come esempio non solo di grande artista, ma anche di persona controcorrente, e il documentario di Jordan River rende sicuramente giustizia a questo aspetto.

La narrazione, didattica senza sfociare nel didascalico, procede fluida e il montaggio delle sequenze si avvale di elementi ottimi. Tra questi, degne di nota la rievocazione delle lettere della Gentileschi, recitate da Melissa Pignataro e da Angela Curri, e le interviste ai massimi esperti dell’artista, come il professore Simon Gillespie.

La produzione di Jordan River continua sulla scia di altri documentari sull’arte, come “Caravaggio -La potenza della luce” di cui potete vedere qui il trailer e leggere qui la nostra recensione.

Regia: Jordan River
Paese di produzione: Italia
Durata: 60”
Lingua originale: italiano
Genere: documentario
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