top of page
banner uam.jpg

Regali, presenza, ascolto

  • Immagine del redattore: Redazione UAM.TV
    Redazione UAM.TV
  • 13min
  • Tempo di lettura: 3 min

Cosa resta quando togliamo l’eccesso

Regali, presenza, ascolto

Quando il gesto supera l’oggetto


Dicembre è il mese in cui il gesto del donare torna centrale. Ma spesso ciò che circola non è un vero scambio, bensì una compensazione. Regali dati per riempire assenze, per rispettare un’abitudine, per non scontentare. Oggetti che passano di mano in mano senza lasciare traccia, se non quella di una breve soddisfazione destinata a spegnersi in fretta.

Eppure il dono, nella sua forma più antica, non nasce come oggetto. Nasce come relazione. Come riconoscimento dell’altro. Come tempo sottratto alla distrazione per essere davvero presenti.


Il rumore che copre l’essenziale


Il Natale contemporaneo è spesso rumoroso. Pubblicità, liste, corse, scadenze. Tutto spinge verso l’esterno, verso l’accumulo, verso l’idea che serva sempre qualcosa in più per rendere l’esperienza completa. Ma più cresce il rumore, più diventa difficile ascoltare ciò che conta davvero.

In questo sovraccarico, la presenza diventa rara. L’ascolto si assottiglia. Si è insieme, ma altrove. Seduti allo stesso tavolo, ma con lo sguardo e la mente lontani. Il paradosso è che proprio nel periodo dedicato alla condivisione rischiamo di perdere il contatto più autentico.


Togliere per vedere meglio


A volte il gesto più radicale non è aggiungere, ma togliere. Togliere l’eccesso per far emergere ciò che resta. Quando si sottraggono le sovrastrutture, le aspettative, i rituali vuoti, rimane qualcosa di semplice e potente: la presenza.

Essere presenti significa offrire attenzione. Significa ascoltare senza preparare una risposta. Significa abitare il tempo senza cercare di riempirlo. È un dono che non si impacchetta, ma che si sente immediatamente. Ed è spesso quello che manca di più.


Il dono che non si consuma


Ci sono doni che non si esauriscono. Non finiscono in un cassetto, non diventano obsoleti, non perdono senso con il passare dei giorni. Sono i doni che nutrono il pensiero, aprono domande, accompagnano nel tempo.

Un libro, un film, una conversazione, un’esperienza condivisa. Non come intrattenimento rapido, ma come spazio di riflessione. Come invito a fermarsi, a guardare meglio, a comprendere più a fondo se stessi e il mondo.


Ritrovare il senso del prendersi cura


Donare, in fondo, è un atto di cura. Ma la cura non è mai frettolosa. Richiede attenzione, ascolto, rispetto dei tempi dell’altro. Richiede la capacità di chiedersi non cosa costa meno fatica, ma cosa può davvero essere utile, trasformativo, nutriente.

In questo senso, il Natale può tornare a essere una soglia. Un momento per rimettere al centro la qualità delle relazioni, il valore del tempo condiviso, la profondità dell’ascolto. Non per fare di più, ma per essere di più.


Quando il dono diventa incontro


Forse il regalo più autentico è quello che crea uno spazio di incontro. Un luogo, reale o simbolico, in cui fermarsi insieme. In cui rallentare. In cui sentirsi meno soli nel proprio percorso.


Se senti il desiderio di fare un regalo che rispetti tutto questo, puoi scegliere qualcosa che non occupa spazio ma apre possibilità. Un dono che non si consuma in pochi giorni, ma accompagna nel tempo.

Un invito a fermarsi, ascoltare, riflettere.

Un gesto di cura che diventa tempo condiviso e presenza reale.



Citazione d’autore

“Il vero dono non è ciò che si dà, ma la presenza che lo accompagna.”

David Steindl-Rast

Consiglio consapevole

Prima di scegliere un regalo, fermati un momento. Chiediti non cosa aggiungere, ma che tipo di presenza vuoi offrire a chi ami.


Commenti

Valutazione 0 stelle su 5.
Non ci sono ancora valutazioni

Aggiungi una valutazione
bottom of page