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Giornata mondiale dei Popoli Indigeni - La voce degli antenati: il sapere che può salvarci

  • Immagine del redattore: Redazione UAM.TV
    Redazione UAM.TV
  • 9 ago
  • Tempo di lettura: 4 min

Ritornare alla saggezza della Terra: ciò che i popoli nativi hanno da insegnarci per guarire il mondo

Giornata mondiale dei Popoli Indigeni

Celebrare chi ha sempre custodito il senso del vivere


Ogni anno, il 9 agosto, le Nazioni Unite celebrano la Giornata mondiale dei Popoli Indigeni, istituita nel 1994 e osservata dal 1995, per valorizzare le culture native e difendere il diritto dei popoli originari a vivere secondo la propria visione del mondo.

È un’occasione per riconoscere che questi popoli custodiscono risposte fondamentali alle crisi attuali: il cambiamento climatico, la perdita del sacro, la separazione tra uomo e natura.

Mentre il mondo corre verso l’ipertecnologia, alcuni continuano a camminare scalzi, in ascolto degli alberi, danzando con gli spiriti e pregando senza templi. Forse è il momento di smettere di chiamarli “primitivi” e iniziare a vederli come custodi viventi di una sapienza antica, profonda e urgente.


Il sapere che cresce tra le radici


Le comunità native – dagli Ashaninka dell’Amazzonia ai San del Kalahari, dagli Ainu del Giappone ai Guaraní del Brasile – condividono una visione olistica e spirituale dell’esistenza. Non studiano il mondo dai libri, ma lo vivono direttamente attraverso gesti, storie e riti. Un sapere che non pretende di dominare, ma di custodire; che non separa corpo, anima e ambiente, ma li riconosce come un’unica trama vivente.

Qui la Terra non è una risorsa: è una madre da rispettare. La foresta non è selvaggia: è ordinata, abitata da spiriti e maestri.

Ogni creatura ha un senso, un compito, un’energia che vive nel rispetto reciproco.


La foresta, maestra di vita


Camminare nella giungla con uno sciamano amazzonico significa entrare in un modo diverso di percepire: ogni pianta ha un nome, ogni suono è un messaggio, ogni silenzio una preghiera.

Le medicine vegetali, come l’ayahuasca, non sono droghe ma strumenti di conoscenza: portali verso un’intelligenza che parla attraverso visioni e sogni. Le popolazioni indigene non cercano di piegare la natura alla loro volontà: la venerano e la ringraziano.

Secondo le tradizioni Shipibo, la foresta è viva e comunica mediante simboli e canti. Una visione alla quale, per noi “civilizzati”, può mancare l’orecchio: ma per chi la vive, è la realtà più vera che ci sia.


Gli spiriti della Terra non ci hanno mai abbandonato


Molte culture indigene credono in spiriti che abitano fiumi, montagne, rocce, vulcani. Li abbiamo spesso relegati alla mitologia, ma forse esistono ancora: siamo noi a non saper più ascoltare.

In un mondo di connessione digitale e alienazione reale, tornare al sacro dentro la natura può diventare la più radicale delle medicine. Non serve ritirarsi in capanne: basta fermarsi, respirare con la Terra, non sopra di essa.

Gli spiriti non sono entità lontane: fanno parte della nostra vita quotidiana, nell’acqua, nel vento, nella luce della luna.


Una cultura che resiste, per salvarci tutti


Nonostante colonizzazioni, espropriazioni e violenze, i popoli indigeni resistono, vivono, cantano e difendono il pianeta. Sebbene rappresentino meno del 6% della popolazione globale, custodiscono oltre l’80% della biodiversità rimasta sulla Terra.

Non grazie a tecnologie avanzate, ma grazie a un equilibrio antico e intuitivo. Forse i veri saggi siamo noi, se torniamo a imparare da loro, invertendo la prospettiva: non per tornare indietro, ma per avanzare con più umanità, più radici e più cuore.


Contenuti da vedere: un viaggio nella spiritualità indigena


Per chi vuole approfondire questo viaggio tra radici, visione e resistenza, ecco quattro documentari essenziali che trovi in UAM.TV:

Documentario realizzato con l'intento di supportare la campagna di Alberto Ruz Buenfil, meglio conosciuto come Coyote Alberto, per la creazione di una carta dei diritti di Madre Terra.


Due giovani indigeni del Costa Rica, ci mostrano la vita quotidiana e la resistenza degli attuali popoli nativi americani. Una testimonianza potente dell’identità indigena in America Latina: volti, parole e gesti che raccontano la resistenza culturale e spirituale contro le forze dell’uniformità globale.


Quattro amici che si sentono realizzati dalla natura incontaminata della nostra Madre Terra, si dirigono nella giungla amazzonica per un viaggio impegnativo lungo i fiumi selvaggi e attraverso profonde foreste per entrare a far parte della tribù degli Hodi.


La storia intensa del popolo Huichol e della loro difesa del peyote sacro contro lo sfruttamento minerario. Spiritualità, ecologia e diritti indigeni si intrecciano in una lotta per la vita e la memoria


Guarire il mondo cominciando da noi


Celebrare questa giornata non è un atto folkloristico, ma un gesto politico e spirituale: riconoscere che non potremo salvarci senza i popoli indigeni, che hanno ancora il potere di insegnarci. Possiamo cominciare da piccoli gesti: spegnere il telefono, ascoltare il bosco, ringraziare il sole.

Riconoscere che non siamo padroni della Terra, ma ospiti di un mondo vivo. E che ogni giorno può essere un passo verso una vita più consapevole, più umile e più grata.


Citazione d’autore

“Quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato e l’ultimo pesce pescato, ci accorgeremo che non possiamo mangiare il denaro.”

Proverbio del popolo Cree

Consiglio consapevole

Se puoi, regalati un momento di silenzio nella natura: anche solo dieci minuti in un parco o in un bosco, accanto a un albero. Lascia a casa il telefono, cammina piano, respira, ascolta. Fai una domanda alla Terra senza aspettarti una risposta immediata: forse non parlerà con parole, ma se saprai ascoltare con il cuore, qualcosa dentro di te cambierà. I popoli indigeni ci insegnano: non serve capire tutto. Serve solo ricordare di appartenere a qualcosa di più grande.


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