Piero Umiliani e la magia di un’Italia che sapeva sorridere con la musica
- Sebastiano Vianello
- 6 nov
- Tempo di lettura: 3 min
Quando le colonne sonore raccontavano sogni, ironia e libertà

C’è stato un tempo in cui l’Italia aveva una colonna sonora.
Non quella dei notiziari o delle televisioni urlate, ma quella dei film che facevano sognare e ridere, dei caffè pieni di jazz e curiosità, dei musicisti che cercavano nuove forme per raccontare la vita.
Tra loro, uno più di tutti seppe trasformare la leggerezza in arte: Piero Umiliani.
Mah Nà Mah Nà: la leggerezza che disarmò il mondo
“Mah Nà Mah Nà” nasce quasi per caso nel 1968, per il film di Mondo Cane "Svezia, inferno e paradiso".
Un documentario semiserio sull’erotismo nordico, dove Umiliani infilò, con ironia disarmante, una melodia nonsense fatta di vocalizzi e ritmo sincopato.
Pochi secondi di follia geniale che diventarono leggenda.
La canzone attraversò i confini, approdò nei programmi americani dei Muppets, nei jingle pubblicitari, nei club, nelle radio, fino a diventare una sorta di inno planetario alla spensieratezza.
Dietro quel gioco di sillabe – “mah-nà mah-nà” – si nascondeva però una piccola verità esistenziale: a volte la semplicità è la via più diretta alla felicità.
Umiliani non cercava il successo, ma l’armonia. E nel farlo, trovò qualcosa che nessun’altra canzone riuscì più a replicare: l’innocenza del sorriso.
L’Italia che suonava in jazz
Negli anni Sessanta, Roma era un laboratorio sonoro.
Cinecittà vibrava di set, le produzioni americane portavano musicisti straordinari, e i compositori italiani – da Umiliani a Trovajoli, da Piccioni a Morricone – reinventavano il linguaggio del cinema.
Era un’epoca in cui la musica non era sottofondo, ma strumento narrativo.
Umiliani, con il suo jazz elegante e imprevedibile, riusciva a far parlare la città, le sue notti e le sue strade. Le sue colonne sonore erano piccole sinfonie quotidiane: malinconiche e ironiche, sensuali e urbane.
La sua musica evocava un’Italia che stava cambiando, che cercava una nuova leggerezza dopo gli anni del dopoguerra. Un Paese che, per un momento, seppe credere che la cultura potesse anche far sorridere.
Il mestiere di comporre emozioni
Piero Umiliani non era solo un compositore, ma un artigiano della percezione.
Ogni brano era cucito addosso alla scena, al volto di un attore, al passo di una donna in strada, al respiro di una città.
Nella sua carriera compose oltre 150 colonne sonore, molte delle quali oggi considerate gioielli del cinema d’autore.
Ma ciò che lo distingueva era la capacità di dare ritmo all’anima di un’epoca, di fare musica non per accompagnare le immagini, ma per completarle spiritualmente.
Un’eredità che parla ancora
Riascoltare oggi “Mah Nà Mah Nà” non è solo un esercizio di nostalgia.
È un atto di resistenza poetica.
Ci ricorda che la semplicità, la curiosità e la gioia sono strumenti rivoluzionari.
Che anche nei momenti più bui, un ritmo può illuminare la strada.
Umiliani se ne andò il 6 novembre 2001, ma la sua musica resta come un sorriso inciso nel tempo.
E forse, se potessimo tradurre in suono la leggerezza della vita, avrebbe ancora quella voce: mah nà mah nà… doo doo doo doo doo.
Citazione d’autore
“La leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.”
Italo Calvino
Consiglio consapevole
Riascolta oggi una colonna sonora italiana degli anni Sessanta.
Chiudi gli occhi e lascia che il suono ti racconti un Paese che credeva nel futuro, nella creatività, nella bellezza.
Perché la musica, quando è sincera, non accompagna la vita: la insegna.






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