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Lo hopescrolling: trasformare lo sguardo per nutrire l’anima

  • Immagine del redattore: Redazione UAM.TV
    Redazione UAM.TV
  • 10 set
  • Tempo di lettura: 4 min

Dal doomscrolling alla speranza: come trasformare lo scorrere compulsivo in un atto di coscienza che illumina la vita.

Lo hopescrolling: trasformare lo sguardo per nutrire l’anima

Viviamo in un tempo in cui lo smartphone è diventato non solo uno strumento, ma quasi un’estensione del nostro corpo. Una finestra sempre accesa sul mondo, che ci accompagna in ogni momento della giornata. Con un semplice gesto del pollice scorriamo notizie, video, immagini, opinioni: un fiume ininterrotto di contenuti che scorre veloce, senza tregua.

Ma quante volte ci siamo accorti che dopo aver trascorso minuti, a volte ore, immersi in questo flusso, ci sentiamo più stanchi, più ansiosi, più disillusi? È il fenomeno che la psicologia e i media hanno ribattezzato doomscrolling: l’atto compulsivo di scorrere contenuti negativi, drammatici, ansiogeni, che ci lasciano la sensazione di vivere in un mondo dominato solo dal dolore e dalla paura.

Eppure, lo stesso gesto può cambiare significato. Perché lo scorrere non è di per sé un male: ciò che fa la differenza è lo sguardo, la direzione che scegliamo di dare alla nostra attenzione. E da questa consapevolezza nasce un’alternativa luminosa: lo hopescrolling.


Dal doomscrolling all’hopescrolling


Il doomscrolling agisce come una lente deformante. Concentrandoci ossessivamente su notizie cupe, il nostro cervello viene addestrato a cercare conferme del peggio, e finiamo per credere che l’umanità sia irrimediabilmente perduta. È un meccanismo antico: la mente umana è programmata per prestare più attenzione alle minacce, perché un tempo questo garantiva la sopravvivenza. Ma oggi questa predisposizione rischia di diventare una gabbia.

Lo hopescrolling, al contrario, non significa chiudere gli occhi davanti alla realtà o vivere in una bolla di ottimismo forzato. È piuttosto un atto di equilibrio: scegliere di nutrire la propria attenzione anche con storie di speranza, resilienza e trasformazione.

Non è fuga dalla verità, ma riconoscimento del fatto che la verità è più vasta del dolore. Che accanto alle crisi ci sono comunità che si rialzano, innovazioni che aprono strade, individui che compiono gesti di coraggio e solidarietà. Lo hopescrolling è la scelta di dare spazio a questa parte della realtà, che troppo spesso viene soffocata dal rumore del negativo.


Un allenamento dello sguardo interiore


La speranza non è un’emozione ingenua, ma una forza. È ciò che permette all’essere umano di continuare a creare anche quando tutto sembra perduto. Ma come ogni forza interiore, ha bisogno di essere coltivata.

Lo hopescrolling diventa allora un vero e proprio allenamento dello sguardo. Non solo sullo schermo, ma dentro di noi. Significa orientare la mente verso ciò che costruisce, non solo verso ciò che distrugge. È ricordare che siamo parte di una rete più grande, fatta di infinite connessioni, in cui ogni giorno accadono piccole e grandi meraviglie.

Un bosco che rinasce dopo un incendio, una comunità che ricostruisce le case distrutte, una scoperta scientifica che apre nuove possibilità di cura, un atto di gentilezza che diventa contagioso. Tutto questo è realtà tanto quanto lo sono le guerre e le catastrofi. Ma se non alleniamo il nostro sguardo, rischiamo di dimenticarlo.


La responsabilità delle scelte quotidiane


In un’epoca in cui gli algoritmi orientano le nostre emozioni, ogni clic diventa una dichiarazione d’intenti. Ogni contenuto che scegliamo di guardare e condividere alimenta un certo tipo di energia, sia dentro di noi sia nella comunità digitale di cui facciamo parte.

Orientarsi allo hopescrolling non significa illudersi che il mondo sia perfetto. Significa assumersi la responsabilità di non restare prigionieri della narrazione del disastro. Significa diventare co-creatori di un mondo in cui la speranza è contagiosa quanto la paura.

Non possiamo cambiare da soli il funzionamento delle piattaforme, ma possiamo cambiare noi stessi. Possiamo scegliere con intenzione cosa nutrire nella nostra mente e nel nostro cuore. È un gesto piccolo, ma i grandi cambiamenti iniziano sempre da ciò che sembra minimo. Una goccia nel mare, che però può innescare onde invisibili.


La speranza come pratica


La speranza non è un sentimento passeggero, ma una pratica quotidiana. È una disciplina del cuore, un orientamento che si rinnova di continuo. Lo hopescrolling può sembrare un gioco di parole, ma racchiude una verità profonda: il nostro modo di guardare il mondo modella il mondo stesso.

Scorrere storie di guarigione, resilienza, invenzione e solidarietà non ci rende ciechi alle difficoltà. Ci rende invece più capaci di affrontarle, perché ci ricordano che il cambiamento è possibile, che non siamo soli, che l’umanità ha sempre trovato strade nuove quando tutto sembrava chiuso.

Allenare lo sguardo alla speranza è un atto rivoluzionario. È decidere che la paura non avrà l’ultima parola. È trasformare un gesto meccanico in una scelta di coscienza.


Citazione d’autore

“Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.”

Antoine de Saint-Exupéry

Consiglio consapevole

La prossima volta che prenderai in mano il telefono, prova a trasformare il gesto automatico dello scrolling in un atto di presenza. Dedica almeno cinque minuti allo hopescrolling: cerca una notizia positiva, una storia di coraggio, un’iniziativa di comunità, una scoperta che apre nuove possibilità. Osserva come cambia la tua energia interiore.

Forse non ti accorgerai subito della differenza, ma giorno dopo giorno quella scelta diventerà un seme che germoglia. E allora non starai più solo “scorrendo” uno schermo: starai allenando la tua coscienza a riconoscere la bellezza, la resilienza e la forza che abitano il mondo.


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