top of page
banner uam.jpg

La vigilia dimenticata. Tra il rumore del consumo e il silenzio della terra

  • Immagine del redattore: Redazione UAM.TV
    Redazione UAM.TV
  • 4 minuti fa
  • Tempo di lettura: 3 min

Il Natale prima del mercato, quando bastava il fuoco e una tavola semplice

ree

Oggi il 24 dicembre è diventato il giorno più affollato dell’anno. Supermercati presi d’assalto, strade congestionate, notifiche continue, pacchi da consegnare, cene da organizzare come eventi. La vigilia, nel nostro tempo, è un’accelerazione. Un picco. Un’ansia collettiva travestita da festa.

Eppure, per secoli, è stata esattamente il contrario.

Nel mondo contadino la vigilia di Natale non chiedeva di fare di più. Chiedeva di fermarsi. Non era il giorno dell’eccesso, ma della sottrazione. Non serviva a riempire tavole e agende, ma a svuotare il corpo e la mente per poter accogliere.


Il presente che consuma, il passato che attende


La festività contemporanea vive di un principio chiaro: più è visibile, più vale. Luci sempre accese, musica ovunque, oggetti che promettono felicità immediata. Il Natale viene anticipato, amplificato, dilatato fino a perdere il suo centro. Si arriva alla vigilia già stanchi, saturi, spesso svuotati.

La tradizione contadina faceva il contrario. Arrivava alla vigilia leggera. Si riducevano i gesti, si abbassava il tono, si entrava in una sorta di soglia. La terra, in inverno, insegnava che nulla nasce nel frastuono. Prima c’è il buio. Prima c’è il riposo. Prima c’è l’attesa.


La tavola come simbolo opposto


Oggi la cena della vigilia è spesso una prova di abbondanza. Piatti che si accumulano, sprechi mascherati da generosità, cibo che diventa spettacolo. Mangiamo troppo, parliamo sopra, fotografiamo, confrontiamo. Il corpo è pieno, ma raramente nutrito.

Nel mondo rurale la tavola della vigilia era scarna, ma densa. Pochi ingredienti, scelti con cura. Nessuna ostentazione. Il cibo non doveva stupire, doveva unire. Non serviva a dimostrare qualcosa, ma a ricordare chi si era. Mangiare poco era un atto simbolico. Creava spazio. Preparava.


Il silenzio contro il rumore


La vigilia moderna è rumorosa. Pubblicità, messaggi, canzoni ripetute fino allo sfinimento. Anche il sacro, quando compare, è spesso inglobato nel rumore generale. Tutto deve intrattenere, nulla può fermare.

La vigilia contadina, invece, era un tempo di silenzio intenzionale. Si parlava meno. Si evitavano conflitti. Si osservava. Quel silenzio non era vuoto, era ascolto. Un ascolto profondo, rivolto alla casa, agli animali, alla notte. Come se il mondo, per un istante, potesse dire qualcosa di essenziale.


Il fuoco contro la luce artificiale


Oggi accendiamo tutto. Luci che non scaldano, ma abbagliano. Il buio viene percepito come un errore da correggere. La notte va vinta.

Nella tradizione contadina il buio veniva rispettato. E il fuoco era uno solo, centrale, vivo. Il focolare non illuminava tutto, ma raccoglieva. Non serviva a mostrare, ma a stare. Era intorno a quel fuoco che la vigilia trovava senso. Un punto fermo in mezzo alla notte.


Da passaggio a prodotto


Forse la frattura più profonda è questa. La vigilia non è più un passaggio, ma un prodotto. Un contenitore da riempire di cose, eventi, aspettative. Si consuma la festa prima ancora che accada. E quando arriva il Natale, spesso resta poco da sentire.

Le tradizioni popolari e contadine avevano compreso qualcosa che oggi facciamo fatica ad accettare. Perché accada qualcosa di vero, bisogna rallentare. Togliere. Tacere. Aspettare.


Recuperare la vigilia come atto di resistenza


Tornare allo spirito antico della vigilia non significa rifiutare il presente o idealizzare il passato. Significa scegliere consapevolmente. Ridurre il rumore. Semplificare i gesti. Restituire al 24 dicembre la sua funzione originaria. Preparare, non consumare.

In un mondo che ci spinge a comprare, la vigilia contadina ci invita a sostare. In un tempo che chiede eccesso, ci propone misura. In mezzo a un Natale urlato, ci ricorda che la luce, quella vera, arriva piano. E non fa rumore.


Citazione d’autore

“Non tutto ciò che è illuminato è chiaro, e non tutto ciò che è nel buio è perduto.”

Christian Bobin

Consiglio consapevole

La sera del 24 dicembre prova a sottrarre invece che aggiungere. Un impegno in meno, una luce spenta, una portata in meno a tavola. Difendi uno spazio di silenzio. È lì che la vigilia ritrova la sua forza.


Commenti

Valutazione 0 stelle su 5.
Non ci sono ancora valutazioni

Aggiungi una valutazione
bottom of page