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Mandela e la Costituzione dell’anima. Il giorno in cui il perdono divenne legge.

  • Immagine del redattore: Redazione UAM.TV
    Redazione UAM.TV
  • 24 giu
  • Tempo di lettura: 5 min

Il 24 giugno 1996 Mandela firma la Costituzione del Sudafrica: non solo un atto politico, ma un salto di coscienza collettiva. E oggi, cosa direbbe Mandela?

Mandela e la Costituzione dell’anima. Il giorno in cui il perdono divenne legge.
Mandela e la Costituzione dell’anima. Il giorno in cui il perdono divenne legge.

La firma che cambiò una nazione


Il 24 giugno 1996 Nelson Mandela firmò il testo definitivo della nuova Costituzione del Sudafrica. Non fu un gesto burocratico, ma una consacrazione spirituale.

Dopo decenni di segregazione razziale, arresti, torture e discriminazione, un Paese intero decise di scrivere insieme una nuova storia, fondata su uguaglianza, dignità e libertà.

Mandela, diventato presidente appena un anno prima, non cercò vendetta. Cercò giustizia con compassione, trasformando la sua prigionia in un seme di rinascita collettiva.

Quella Costituzione, ancora oggi, è considerata una delle più avanzate e inclusive al mondo.

Un documento che riconosce tutti i diritti fondamentali dell’essere umano, inclusi quelli legati all’identità culturale, all’acqua, al cibo, all’istruzione, all’ambiente. Un atto d’amore, nato da un popolo che aveva visto l’inferno e ne era uscito senza volerci ricadere.


Intervista immaginaria a Nelson Mandela


Una conversazione oltre il tempo con il padre del perdono.

Nelson Mandela ci ha lasciati nel 2013. Ma la sua voce è ancora viva. Cosa direbbe oggi, guardando le guerre, le diseguaglianze crescenti, i razzismi che risorgono, la crisi della democrazia?

Abbiamo provato a immaginare una intervista impossibile, raccogliendo parole autentiche tratte dai suoi discorsi e traslandole nel presente.


Presidente Mandela, il mondo di oggi è attraversato da nuovi muri, nuove guerre, nuovi razzismi. Cosa pensa quando vede le immagini di Gaza, dell’Ucraina, dei migranti nel Mediterraneo?


Mandela:

“Quando ero in carcere, ho imparato a guardare il mondo attraverso le sbarre senza lasciare che quelle sbarre mi entrassero dentro. Oggi vedo popoli imprigionati da muri che non sono solo di cemento, ma di paura, di indifferenza, di avidità. La guerra nasce quando smettiamo di riconoscere l’umanità nell’altro. Ma anche la pace nasce nello stesso luogo: nel cuore. Ogni vita persa, che sia africana, europea, araba o ebraica, è un grido. Un grido che ci chiede: ‘Quando inizierete a sentirvi simili, non più separati?’ La pace non è un'utopia. È una scelta. Una pratica quotidiana, come lavarsi il viso o respirare. Quando scegliamo la pace anche davanti all’odio, stiamo già cambiando il mondo.”


Lei ha subito ingiustizie per tutta la vita. Eppure ha scelto il perdono. Perché?


Mandela:

“Perché l’odio è una catena più pesante del ferro. Perdonare non significa dimenticare. Significa non permettere all’altro di continuare a controllare la tua anima. Il perdono è un atto politico, ma anche spirituale. È dire: 'Non sarai tu a decidere chi sono'. Quando uscii di prigione, mi dissi: ‘Se porto con me l’amarezza, resterò imprigionato anche fuori’. Perdonare è l’unico modo per iniziare un dialogo. E un Paese senza dialogo è come un corpo senza sangue: può anche restare in piedi per un po’, ma poi crolla.”


Oggi tanti giovani sentono di non avere più fiducia nella politica, nella giustizia, persino nell’umanità. Cosa direbbe loro?


Mandela:

“Non smettete mai di credere nel potere delle vostre mani. Quando avevo vent’anni, nessuno pensava che un nero potesse parlare in Parlamento. Quando ne avevo quaranta, pensavano che non potessimo amare senza odiare. Quando ne avevo settanta, credevano che non saremmo mai usciti dall’apartheid. Eppure siamo usciti. Non da soli. Con l’aiuto di uomini e donne che hanno creduto nel sole anche quando pioveva. A voi giovani dico: non cedete al cinismo. Il cinismo è comodo. Il coraggio è scomodo, ma è l’unica strada. Studiate, discutete, marciate, scrivete, cantate, pregate. Ma fatelo con dignità. E ricordate che ogni piccolo gesto di giustizia è una scintilla che accende un fuoco più grande.”


Che ruolo ha la spiritualità in un mondo così materialista e conflittuale?


Mandela:

“La spiritualità è l’ossigeno dell’anima. Quando ero a Robben Island, ci proibivano i libri sacri, i testi politici, persino le poesie. Ma non potevano vietarci il silenzio. Nelle notti di solitudine, ho imparato a dialogare con qualcosa che non aveva nome ma che sentivo più vero del dolore: una forza dentro e oltre di me. La spiritualità è questo: sapere che anche se il mondo ti dimentica, tu non sei solo. Non parlo di religione. Parlo di una connessione profonda con ciò che è giusto, con la verità che ci abita. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di silenzio, di ascolto, di riconoscere la sacralità della vita in ogni essere umano. La spiritualità è il linguaggio comune tra tutte le culture. È ciò che può unire dove il linguaggio, la politica e la storia ci dividono.”


Presidente Mandela, se potesse parlare al mondo intero oggi, in questo momento, cosa direbbe?


Mandela:

“Direi: ricordate chi siete. Non siete solo consumatori, utenti, numeri. Siete esseri umani, capaci di empatia, di verità, di coraggio. Non aspettate che siano i leader a guidarvi. Siate voi stessi il cambiamento che cercate, come diceva Gandhi. Se vedete l’ingiustizia, non voltatevi. Se sentite la paura, attraversatela. Se trovate l’amore, non lasciatelo andare. E soprattutto: non dimenticate mai che un mondo nuovo si costruisce prima dentro di voi. Il mio tempo è finito, ma il vostro è adesso. Fate che valga.”


La saggezza del perdono


La grandezza di Mandela non fu solo politica. Fu spirituale. Seppe perdonare chi l’aveva privato della libertà per 27 anni. Seppe sedersi al tavolo con i suoi aguzzini. Non perché fosse debole, ma perché era libero davvero. Libero dalla vendetta. Libero dall’odio. Libero dalle catene interiori.

Mandela ci ricorda che la pace è un atto di coraggio, e che costruire ponti, oggi, è più rivoluzionario che urlare dalle barricate.


Cosa resta oggi di quella firma?


Molti dei diritti scritti in quella Costituzione non sono ancora realtà in Sudafrica. La corruzione, le diseguaglianze economiche, il razzismo strutturale esistono ancora. Eppure, quella firma resta un faro nella nebbia. Ci insegna che anche un popolo ferito può generare una nuova coscienza, e che il perdono non è debolezza ma la più potente forza trasformativa.


Approfondisci su UAM.TV – "Choose Love"


Su UAM.TV trovi contenuti che approfondiscono il messaggio di Mandela da diverse angolazioni: spirituale, etica, educativa.

Tra questi, ti invitiamo a vedere “Choose Love”, il documentario di Thomas Torelli, un viaggio potente attraverso le parole di saggi, testimoni e scienziati contemporanei che ci ricordano ciò che Mandela ha incarnato nella pratica: l’amore è una scelta consapevole, non un’emozione passeggera.

Scegliere l’amore, anche davanti al dolore. Scegliere la riconciliazione, anche dopo l’ingiustizia.Scegliere la vita, nonostante tutto.

Choose Love è più di un film: è una guida interiore. Una chiamata alla responsabilità.Così come la firma di Mandela, anche questo documentario ci ricorda che la libertà vera nasce nel cuore, e che possiamo essere tutti costruttori di pace, a partire da noi stessi.

Scoprilo su UAM.TV e lascia che il suo messaggio ti accompagni.


Choose Love

Citazione d’autore


“Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono.”

Papa Giovanni Paolo II

Consiglio consapevole


Quando senti che il mondo è troppo duro, fermati. Respira. Immagina Mandela. Immaginalo mentre cammina fuori da quella cella dopo 27 anni e non guarda indietro con odio, ma avanti con visione. Non serve essere eroi. Serve solo iniziare con un gesto di gentilezza. Ogni giorno.


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