top of page
banner uam.jpg

Lo Sposalizio del Mare: tradizioni dimenticate che ci legano all’acqua

  • Immagine del redattore: Redazione UAM.TV
    Redazione UAM.TV
  • 5 lug
  • Tempo di lettura: 4 min

Riscoprire i gesti simbolici che univano le comunità al mare

Lo Sposalizio del Mare: tradizioni dimenticate che ci legano all’acqua
Lo Sposalizio del Mare: tradizioni dimenticate che ci legano all’acqua

Il valore delle tradizioni: un legame tra passato, mare e identità


Nel frastuono della modernità, tra tecnologie che corrono e città che mutano volto a ritmo incessante, esistono fili invisibili che ci legano al passato. Sono le tradizioni popolari, i riti antichi che, spesso silenziosi e dimenticati, custodiscono frammenti preziosi della nostra identità collettiva. Tra questi, lo Sposalizio del Mare è un simbolo potente di unione tra l’uomo e la natura, tra la città e le acque da cui ha tratto vita, ricchezza, speranza. Ricordare queste cerimonie significa tenere viva la consapevolezza delle radici profonde che ci legano al nostro ambiente e alla nostra storia.


Pisa e il matrimonio con il mare


A Pisa, un tempo superba Repubblica Marinara che contendeva il dominio dei mari a Genova, Venezia e Amalfi, lo Sposalizio del Mare era un atto solenne e ricco di significato. La cerimonia si svolgeva con grande partecipazione: il vescovo, accompagnato dalle massime autorità cittadine, saliva su un’imbarcazione addobbata a festa. Dopo aver raggiunto un punto simbolico al largo della foce dell’Arno, lanciava un anello d’oro nelle acque, in un gesto di profonda suggestione.

Questo anello rappresentava la promessa di fedeltà e unione eterna tra la città e il mare, fonte di commercio, prosperità e potere. Non era solo un rituale folcloristico: significava invocare la protezione divina per i naviganti e riaffermare la vocazione marittima di Pisa, la sua sfida alle intemperie, ai venti, ai rivali. Col passare dei secoli e con la perdita della centralità commerciale di Pisa, il rito si affievolì fino a scomparire quasi del tutto, rimanendo custodito nei ricordi degli storici e in poche sporadiche rievocazioni locali.


Venezia e la memoria viva dell’anello


A differenza di Pisa, Venezia ha saputo mantenere viva la tradizione dello Sposalizio del Mare, facendone uno degli eventi più iconici della sua storia e del suo calendario annuale. Ogni anno, durante la festa dell’Ascensione, si tiene la cerimonia nota come Festa della Sensa. In questo giorno, il Doge – figura centrale della Serenissima Repubblica di Venezia, oggi impersonato dal sindaco – sale su La Serenissima, la barca attuale costruita secondo la tradizione veneziana, che sostituisce il fastoso Bucintoro, distrutto dai francesi il 9 gennaio 1798 dopo la caduta della Repubblica.

La Serenissima, con le sue decorazioni che richiamano lo splendore del passato, guida un corteo di barche tradizionali e remiere attraverso la laguna fino alla bocca di porto di San Nicolò al Lido. Qui, il sindaco getta l’anello d’oro in mare, pronunciando le parole: “Desponsamus te, mare. In signum veri perpetuique dominii.” (Ti sposiamo, o mare, a segno di vero e perpetuo dominio). Questo gesto solenne rinnova simbolicamente l’antico patto di Venezia con il mare, fonte di ricchezza, libertà e potenza. La cerimonia, seguita da regate e festeggiamenti in laguna, continua a richiamare migliaia di visitatori e a ricordare il profondo legame tra la città e l’acqua.


Le altre cerimonie dimenticate delle città di mare


Molte città costiere italiane e mediterranee possedevano riti analoghi, oggi quasi del tutto scomparsi. A Gaeta, nel Lazio, un tempo si svolgeva una processione in mare con le statue dei santi patroni, accompagnata da un corteo di barche pavesate: i pescatori chiedevano così la protezione di San Francesco di Paola e di Sant’Erasmo. Ad Amalfi, la benedizione del mare avveniva con una cerimonia solenne durante le celebrazioni di Sant’Andrea, patrono della città, con barche ornate di fiori e canti che univano sacro e profano.

A Genova, durante l’epoca delle galee, era consuetudine far partire le flotte con riti religiosi in porto: le navi venivano benedette in nome di San Giorgio, protettore della Repubblica, in una cerimonia che rappresentava la fusione tra fede e potenza navale. Queste tradizioni, oggi dimenticate o relegate a eventi locali, ricordano quanto il mare fosse un elemento vitale, un interlocutore da rispettare e un alleato da onorare.


Perché custodire queste memorie


Ricordare e raccontare tradizioni come lo Sposalizio del Mare significa custodire la memoria collettiva di un popolo che viveva in simbiosi con la natura. Significa capire quanto i nostri antenati fossero consapevoli della propria vulnerabilità di fronte alla forza del mare e quanto cercassero, attraverso riti simbolici, di stabilire un equilibrio di rispetto e collaborazione con le acque. In un’epoca come la nostra, segnata da crisi ambientali e dall’illusione di dominare la natura, queste cerimonie ci offrono un monito prezioso: l’acqua non è un nemico da piegare né una risorsa da saccheggiare, ma un compagno di viaggio, una sorgente di vita da onorare.


Citazione d’autore

«La tradizione non consiste nel mantenere le ceneri, ma nel mantenere viva la fiamma.»

Gustav Mahler

Consiglio consapevole

Quando passeggi in una città di mare, fermati a guardare le onde e chiediti se conosci i riti che un tempo legavano quella comunità al mare. Informati, leggi, partecipa a una rievocazione. Coltivare la memoria delle tradizioni è un gesto d’amore verso la nostra storia e un seme di consapevolezza per il futuro.


Commenti

Valutazione 0 stelle su 5.
Non ci sono ancora valutazioni

Aggiungi una valutazione
bottom of page