Il viaggio comincia: 21 settembre 1937, la nascita de Lo Hobbit
- Redazione UAM.TV
- 5 giorni fa
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Dallo Hobbit al Signore degli Anelli: come Tolkien ha creato una mitologia moderna capace di parlare ancora oggi alle nostre paure, ai nostri sogni e alle ombre del presente

Un libro che aprì un mondo
Il 21 settembre 1937 venne pubblicato The Hobbit di John Ronald Reuel Tolkien, professore di filologia anglosassone e profondo conoscitore delle mitologie antiche. Quella che sembrava una favola scritta per i suoi figli si rivelò l’inizio di un universo narrativo che avrebbe segnato il Novecento e oltre.
Con Lo Hobbit, Tolkien non scrisse solo un racconto fantastico, ma gettò le basi per una mitologia moderna, dotata di coerenza, simboli e radici tanto forti da rivaleggiare con i miti antichi.
Bilbo e l’eroe riluttante
Al centro della vicenda c’è Bilbo Baggins, un hobbit apparentemente comune, amante della pace e delle piccole cose quotidiane. Spinto da Gandalf e da un gruppo di nani, Bilbo si lancia in un’avventura che non avrebbe mai immaginato.
Non nasce come eroe, ma lo diventa: e proprio in questa trasformazione risiede la sua grandezza. Tolkien ci mostra che la forza non risiede nella potenza fisica o nella nascita nobile, ma nella capacità di affrontare la paura e di scegliere la via del coraggio.
Le radici nordiche e gli archetipi universali
La straordinaria potenza di Lo Hobbit deriva anche dal suo intreccio con le saghe nordiche e germaniche. Smaug, il drago che dorme sul suo tesoro, richiama i mostri dell’Edda e i draghi di Beowulf. I nomi dei nani provengono direttamente dalle antiche leggende islandesi. Gandalf, con la sua veste grigia e la saggezza errante, porta l’eco di Odino, dio viandante che si nasconde tra gli uomini per metterli alla prova.
Tolkien seppe trasformare queste radici arcaiche in simboli moderni. La sua opera non è un semplice esercizio di immaginazione, ma un ponte che collega le mitologie del passato al bisogno contemporaneo di storie che parlino di senso, di luce e di ombra, di caduta e di rinascita.
Dal piccolo libro all’epopea
Il successo de Lo Hobbit spinse gli editori a chiedere un seguito. Ci vollero anni di lavoro, ma da quel seme nacque un albero gigantesco: Il Signore degli Anelli. Pubblicato in tre volumi tra il 1954 e il 1955, l’opera divenne subito una delle saghe più amate della letteratura mondiale.
Se Lo Hobbit era fiaba e avventura, Il Signore degli Anelli è epica e tragedia. La Terra di Mezzo prende corpo in tutta la sua ampiezza, con lingue, popoli, mappe e genealogie. La vicenda dell’Anello, oggetto tanto piccolo quanto capace di piegare il destino del mondo, riprende i temi delle saghe antiche - il potere, la corruzione, la lotta tra luce e oscurità - e li trasfigura in un racconto universale.
Al centro, ancora una volta, non ci sono eroi invincibili, ma hobbit: creature piccole e apparentemente insignificanti, che con il loro coraggio dimostrano che il vero potere risiede nei cuori semplici.
Il Silmarillion e la nascita di un mito
Per tutta la vita, Tolkien lavorò a un’opera immensa: Il Silmarillion, pubblicato postumo dal figlio Christopher nel 1977. Qui troviamo la vera “genesi” della sua mitologia: la creazione di Arda, le lotte dei Valar, la ribellione di Morgoth, la storia di Elfi, Uomini e Nani prima delle vicende narrate ne Il Signore degli Anelli.
Il Silmarillion è un testo che richiama le grandi cosmogonie antiche, dai miti nordici a quelli biblici, dalle epopee mesopotamiche alle saghe islandesi. È solenne, poetico, difficile, e mostra l’ambizione di Tolkien: non solo scrivere storie, ma offrire al mondo una mitologia nuova, radicata nella tradizione europea e allo stesso tempo universale.
Intervista impossibile a Tolkien
E se oggi potessimo chiedere a Tolkien di guardare al nostro tempo con gli occhi dei suoi personaggi?
Immaginiamo di incontrarlo in un dialogo impossibile.
Domanda: Professore, chi rappresentano gli hobbit nel mondo di oggi?
Tolkien: Gli hobbit sono la gente comune. Non hanno potere, non comandano eserciti, ma custodiscono il valore delle piccole cose. Oggi sono le persone che vivono lontano dai riflettori, che resistono ai meccanismi spietati della politica e dell’economia globale, scegliendo comunque di coltivare giardini, comunità, legami umani.
Domanda: E i draghi? Chi sono gli Smaug contemporanei?
Tolkien: Smaug è la brama che divora. Oggi assume le sembianze di multinazionali senza volto, di sistemi finanziari che accumulano ricchezze immense senza mai saziarsi, proprio come il drago che giace sull’oro.
Domanda: I maghi come Gandalf?
Tolkien: Gandalf non è il più potente, ma colui che sa vedere oltre. Oggi sono i pensatori indipendenti, i visionari, gli attivisti che ispirano senza imporsi, che non hanno eserciti ma parole e idee capaci di cambiare le coscienze.
Domanda: E i Gollum del nostro tempo?
Tolkien: Gollum è la creatura corrotta dal desiderio, prigioniera di un oggetto che crede indispensabile. Oggi rappresenta coloro che vivono schiavi del consumo e della brama di possesso, incapaci di lasciar andare l’“Anello” della loro ossessione.
Domanda: E gli Elfi?
Tolkien: Gli Elfi sono custodi della bellezza e della memoria. Oggi li vedo negli artisti, negli scienziati, negli intellettuali. Ma come nelle mie storie, rischiano di restare distanti e chiusi nelle loro torri, se non scelgono di mettersi al servizio del mondo.
Domanda: E i Nani?
Tolkien: I Nani sono i costruttori, gli artigiani, gli imprenditori onesti. Sono coloro che plasmano la materia e creano ricchezza reale. Ma, se diventano schiavi dell’avidità, si perdono come i loro antenati delle leggende.
Domanda: E gli Orchi?
Tolkien: Gli Orchi sono l’odio che prende forma. Oggi si manifestano nei regimi violenti, nei fanatici che distruggono anziché costruire, nei movimenti fondati sull’esclusione e sulla paura. Ma non solo: nel nostro tempo li vediamo anche online, tra gli odiatori che seminano veleno sui social, negli stalker e nei bulli che colpiscono i più fragili, convinti di trovare forza nell’aggressione. Sono il volto oscuro della disumanità quotidiana.
Domanda: Infine, chi è Sauron oggi?
Tolkien: Sauron non è un singolo uomo, ma un’ombra che permea i sistemi. È il potere centralizzato e disumano, che vuole ridurre tutto a numeri e controllo. Oggi potrebbe essere la somma di governi autoritari, apparati tecnologici che sorvegliano senza limiti, sistemi finanziari che dominano sulla dignità umana. Sauron è il volto invisibile del potere che si nasconde dietro le strutture.
Domanda: E allora chi porta speranza?
Tolkien: Sempre gli hobbit. Non i potenti, ma la gente semplice, quella che continua a credere nel bene, nella tavola condivisa, nell’amicizia sincera. Sono loro a poter cambiare il corso della storia.
Una lezione per il nostro tempo
In un’epoca segnata da crisi, incertezze e paure, il messaggio di Tolkien resta attuale e necessario. Le saghe nordiche narravano di destini implacabili e di battaglie finali; Tolkien, pur ispirandosi a quella visione, ci offre uno spiraglio di speranza. Non tutto è già scritto: perfino la persona più piccola può cambiare il corso della storia.
È questo il cuore del suo insegnamento: la grandezza non sta nella potenza, ma nella responsabilità delle scelte. E ognuno di noi, come Bilbo o Frodo, è chiamato a un viaggio che, sebbene difficile, può condurci a una verità più profonda su chi siamo e sul mondo che abitiamo.
Citazione d’autore
“Persino la persona più piccola può cambiare il corso del futuro.”
J.R.R. Tolkien
Consiglio consapevole
Non lasciarti sedurre dai Sauron e dagli Smaug moderni. La vera resistenza nasce da chi vive con semplicità e coraggio, coltiva comunità e difende ciò che sembra fragile ma che è in realtà indistruttibile: la dignità umana.
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