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Il potere del sogno

  • Immagine del redattore: Redazione UAM.TV
    Redazione UAM.TV
  • 31 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

Sognare non è fuggire dalla realtà, ma ascoltarne i sussurri più profondi.

Il potere del sogno

Quando l’invisibile guida il cambiamento


Ci sono sogni che si dissolvono appena ci svegliamo.

E altri che restano. Che ci abitano, ci cambiano, ci accompagnano per anni, a volte per sempre. Sogni così vivi da sembrare ricordi di un’altra vita. Sogni che non abbiamo scelto, ma che sembrano aver scelto noi.

Viviamo in un’epoca in cui tutto ciò che non si può misurare viene messo in dubbio.

Il sogno, per molti, è solo un sottoprodotto del cervello, un groviglio di immagini disordinate. Eppure, nelle culture più antiche e profonde della Terra, sognare era – ed è – un atto sacro.

Uno spazio reale, anche se invisibile, in cui l’anima ascolta, riceve, guarisce.


I popoli che sognano


Gli aborigeni australiani parlano del Dreamtime come di un tempo originario, in cui tutto è stato creato.

Per loro, sognare è un modo per connettersi alla verità più antica e più viva.

Nella tradizione dei nativi americani, i sogni sono visioni: comunicazioni del Grande Spirito, messaggi da onorare.

In Tibet, si pratica il dream yoga, l’arte di rimanere consapevoli anche durante il sonno, per riconoscere che ogni realtà – anche quella della veglia – è fatta della stessa sostanza onirica.

E poi c’è la psiche occidentale, che attraverso Jung ha riscoperto il potere simbolico dei sogni, vedendoli come rivelazioni dell’inconscio, manifestazioni di un sapere che precede il pensiero.


I sogni che indicano la via


Molti raccontano di sogni che hanno cambiato il corso della loro vita.

Un volto mai visto che diventerà un amore.

Un sentiero sconosciuto che, un giorno, si rivelerà reale.

Una frase, una luce, un dolore che diventa comprensibile solo molto tempo dopo.

Altri raccontano sogni premonitori. O guaritori.

O incontri con persone care che non ci sono più.

E c’è chi, nel sogno, ha ricevuto una risposta che nella veglia non arrivava.

Ciò che accomuna questi racconti è una sensazione precisa: che il sogno non sia frutto della fantasia, ma di un ascolto profondo.

Una voce che sussurra quando il mondo tace.


Sognare è resistere


In una società che ci vuole costantemente svegli, operativi, funzionali, sognare è un atto di ribellione. È dire: “c’è altro, oltre quello che vedo”. È lasciare spazio all’imprevisto, al mistero, alla grazia. È immaginare ciò che ancora non esiste, ma potrebbe.

Le grandi trasformazioni dell’umanità – spirituali, artistiche, scientifiche – sono spesso nate da un sogno.

Da un’immagine interiore coltivata con ostinazione.

Da una visione impossibile che, piano piano, ha trovato la sua forma nel mondo.


Come si fa a sognare di nuovo?


Si rallenta.

Si spegne il superfluo.

Si dorme meglio.

Si scrive ciò che si sogna, appena svegli. Anche solo un frammento. Anche se sembra assurdo.

Si ascolta ciò che quel sogno muove dentro, senza bisogno di capirlo subito.

Si cammina con quella visione nel cuore, lasciando che faccia il suo lavoro in silenzio.

Perché forse il sogno non ha fretta.Ma ha un compito.


E se fosse un invito?


Forse sognare è ricordare chi siamo davvero, quando nessuno ci guarda.

Forse il sogno non ci illude, ma ci prepara.

A qualcosa che ancora non riusciamo a vedere.

Ma che ci aspetta.


Citazione d'autore

"La realtà è sbagliata. I sogni sono reali."

Tupac Shakur

Consiglio consapevole

Questa notte, invece di scrollare il telefono prima di dormire, prova a chiedere al tuo sogno una guida. Una risposta. O anche solo una parola.

Non devi capire subito.

Devi solo ascoltare.

Il resto verrà.


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