Il perdono che guarisce
- Redazione UAM.TV

- 20 ago
- Tempo di lettura: 4 min
Riscoprire la libertà interiore oltre il rancore

Ci sono gesti che non fanno rumore, eppure muovono montagne interiori. Non si annunciano con fanfare, non lasciano segni visibili sul corpo, ma trasformano profondamente l’anima. Uno di questi gesti è il perdono.
Nella nostra società, abituata al confronto costante, alla polemica, alla ricerca della colpa e della responsabilità, il perdono sembra spesso un’utopia. Eppure, proprio nel tempo delle ferite che restano aperte, delle relazioni spezzate e della rabbia che diventa veleno quotidiano, il perdono emerge come un atto rivoluzionario. Non è debolezza, ma forza. Non è rassegnazione, ma libertà.
Il dono che libera
Il termine stesso lo rivela: perdono contiene la parola dono. Perdonare significa donare una parte di sé senza condizioni e senza aspettarsi nulla in cambio. È un gesto che rompe il calcolo delle convenienze, perché non nasce dal bisogno di essere ricompensati o giustificati, ma da un impulso più profondo: liberarsi.
Gandhi lo aveva compreso a fondo, trasformando il perdono in una pratica politica oltre che spirituale. Per lui, non c’era vera non violenza senza perdono. Ed è interessante osservare come questa visione, radicata nella saggezza antica, trovi oggi conferme nella scienza moderna.
La scienza del perdono
Negli ultimi anni, le neuroscienze hanno esplorato a fondo le dinamiche del perdono, scoprendo che non si tratta solo di un atto morale o psicologico, ma di un vero e proprio processo biologico. Ricerche internazionali hanno mostrato che il perdono abbassa i livelli di stress, riduce la pressione arteriosa, rafforza il sistema immunitario e attiva aree del cervello legate all’empatia e alla resilienza.
Uno studio dell’Università di Pisa, ad esempio, ha dimostrato che, durante la pratica del perdono, si attivano la corteccia prefrontale, responsabile della trasformazione delle difficoltà in risorse, e la corteccia parietale inferiore, sede della nostra capacità di entrare in empatia con gli altri. È come se il cervello stesso ci ringraziasse, regalandoci lucidità, serenità e una maggiore apertura verso la vita.
Non a caso, la medicina parla del perdono come di un alleato terapeutico. In alcuni casi, viene persino considerato parte integrante dei percorsi di guarigione, ad esempio durante terapie oncologiche o in condizioni di forte stress cronico. In breve: perdonare non è solo “buono” o “giusto”, ma è anche salutare.
Un percorso, non un comando
Eppure, sappiamo tutti quanto sia difficile perdonare. Perdonare non significa dimenticare, né fingere che nulla sia accaduto. Non vuol dire giustificare l’altro o annullare la nostra sofferenza. Perdonare è un cammino lungo e complesso, che ha bisogno del suo tempo.
Non esistono manuali infallibili. Esiste piuttosto un percorso che passa attraverso fasi diverse: riconoscere il dolore, accettarlo senza giudizio, comprendere che restare imprigionati nel rancore significa continuare a dare potere a chi ci ha feriti. Concedersi tempo è fondamentale. Tempo per guardare con più lucidità gli eventi, tempo per scoprire anche i nostri errori, tempo per coltivare quella leggerezza che permette di dire: “Posso andare oltre”.
Le catene invisibili del rancore
Rabbia, risentimento, sete di vendetta: tutte emozioni che sembrano naturali, quasi inevitabili. Eppure sono tossine che lentamente ci consumano. Ci avvelenano dentro, minano la nostra salute, ci rendono schiavi di ciò che abbiamo subito. Non perdonare significa vivere in gabbia.
La psicologia ci ricorda che il rancore è un disco rotto: ripete sempre la stessa melodia dolorosa, impedendo alla vita di scorrere. Ogni volta che riviviamo mentalmente un torto subito, è come se lo subissimo di nuovo. E così, senza accorgercene, sprechiamo energia, tempo e vita.
Le forme del perdono
Non tutti i perdoni sono uguali. Esiste il perdono completo, che chiude i conti e restituisce equilibrio. Ma ci sono anche forme fragili e parziali: il perdono distaccato, che lascia spazio all’indifferenza; il perdono ambivalente, che oscilla tra apertura e rabbia; e il falso perdono, che proclama riconciliazione ma continua a nutrire rancore in silenzio. Solo il perdono autentico, quello che nasce da una scelta interiore sincera, può trasformare davvero il dolore in libertà.
La dimensione spirituale
Ogni tradizione religiosa ha posto il perdono al centro del suo insegnamento. Nel cristianesimo, Gesù perdona perfino sulla croce, mostrando che il perdono è la più grande forma di amore. Ma anche al di là delle fedi, il perdono conserva una valenza universale: è la capacità dell’uomo di riconoscere la fragilità, propria e altrui, e di trasformarla in occasione di crescita.
Il filosofo e psicanalista Massimo Recalcati lo descrive come “la forza dell’amore di fronte alla debolezza dei nostri comportamenti”. Perdonare significa scegliere l’amore invece della paura, la fiducia invece del rancore.
Choose Love – il perdono come rivoluzione interiore
Su uam.tv è disponibile Choose Love, un documentario di Thomas Torelli che esplora il perdono come atto trasformativo capace di unire filosofia, spiritualità e scienza. Il film indaga i benefici del perdono a livello fisico, mentale e spirituale, sia individuale che collettivo. È un viaggio di consapevolezza che mostra come, attraverso la scelta di perdonare, si possa accedere a una guarigione profonda, quasi alchemica.
Choose Love ci ricorda che la vita non è determinata solo da ciò che ci accade, ma dalle scelte che compiamo. Scegliere il perdono significa aprirsi all’amore e costruire un modello di società fondato sul rispetto, sulla compassione e sulla capacità di trasformare la ferita in speranza.
Un atto rivoluzionario
Perdonare è un atto di coraggio. È la scelta di non restare vittime. È un atto rivoluzionario in un mondo che ci insegna a “farla pagare”, a restituire colpo su colpo, a misurare le relazioni in termini di debito e credito. Perdonare significa spezzare questa catena, decidere che la nostra vita non sarà definita dal male che abbiamo subito, ma dal bene che scegliamo di costruire.
Citazione d’autore
«Dimenticare è l’unica vendetta e l’unico perdono.»
Jorge Luis Borges
Consiglio consapevole
Se senti che il perdono è troppo grande per te, non forzarti. Inizia dalle piccole cose: un’offesa quotidiana, una parola di troppo, un gesto che ti ha ferito. Allena il cuore a lasciar andare. Ogni piccolo perdono apre la strada a una libertà più grande.







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