The Last Shaman: nel cuore della foresta per ritrovare se stessi
- Redazione UAM.TV
- 1 giorno fa
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Un viaggio estremo nell’Amazzonia per scoprire le radici della sofferenza e il potere nascosto della consapevolezza

The Last Shaman: un documentario che non si dimentica
Esistono storie che ci intrattengono, ed esistono storie che ci mettono in discussione. The Last Shaman, diretto da Raz Degan, appartiene senza dubbio alla seconda categoria. Non è solo il racconto di un viaggio estremo, ma un’esperienza cinematografica che tocca le corde più profonde dell’animo umano e ci spinge a guardare con occhi nuovi il nostro rapporto con la sofferenza, la guarigione e la spiritualità.
Questo documentario non è un semplice film: è una finestra aperta su una dimensione che molti di noi preferiscono ignorare. È un invito a riflettere sul dolore che spesso portiamo dentro, sulle risposte che cerchiamo fuori di noi e sul bisogno di tornare a un contatto autentico con la natura e con la nostra interiorità.
Un viaggio al limite della disperazione
Il protagonista, James Freeman, è un giovane americano intrappolato in una spirale di depressione che sembra non lasciare scampo. Le cure tradizionali, le medicine, le terapie: nulla sembra funzionare. La sua è una sofferenza che molti possono riconoscere, quella sensazione di vuoto che consuma dall’interno e che spesso viene nascosta dietro un sorriso di circostanza.
Quando ogni tentativo sembra fallire, James decide di compiere un gesto estremo: partire per l’Amazzonia peruviana, lasciando tutto alle spalle. Non cerca un viaggio esotico, ma un’ultima possibilità di salvezza. Tra le mani degli sciamani locali e grazie alle cerimonie di ayahuasca, intraprende un percorso tanto pericoloso quanto necessario: un viaggio dentro se stesso, attraverso visioni, crisi, paure e scoperte.
Il film ci porta con lui nella giungla, un luogo che non è solo un ambiente fisico, ma anche un simbolo della mente umana: selvaggia, intricata, oscura e allo stesso tempo piena di vita. La macchina da presa di Raz Degan segue ogni passo senza mai risultare invadente, mostrandoci la vulnerabilità di James, le sue lacrime, i momenti di speranza, ma anche i rischi concreti di un cammino che non è privo di pericoli fisici e psicologici.
La denuncia: tra turismo spirituale e tradizione
The Last Shaman non si limita a raccontare una storia individuale: offre uno sguardo lucido e spesso spietato su un fenomeno sempre più diffuso, quello del turismo spirituale. Mentre da un lato c’è chi cerca risposte autentiche, dall’altro c’è un mercato che sfrutta la disperazione e trasforma rituali millenari in prodotti di consumo.
Il documentario denuncia con coraggio la mercificazione dell’ayahuasca, diventata per molti un business redditizio, spesso gestito da persone prive di reale preparazione o rispetto per le tradizioni indigene. Questo aspetto viene mostrato senza filtri, ma senza cadere nel giudizio facile: il film invita lo spettatore a riflettere sulla differenza tra un vero cammino di guarigione e un’illusione confezionata per chi è disposto a tutto pur di non affrontare il proprio dolore.
Eppure, nonostante queste contraddizioni, il film riesce a comunicare anche il valore autentico delle tradizioni sciamaniche, la loro capacità di connettere l’uomo con la natura e con le proprie radici spirituali. È un equilibrio delicato, che il regista mantiene con sensibilità e rispetto, lasciando spazio alla complessità del tema.
Thomas Torelli: perché questo film su UAM.TV
Thomas Torelli, fondatore di UAM.TV, racconta in prima persona la sua scelta di portare The Last Shaman sulla piattaforma e risponde ad alcune domande cruciali sul messaggio di questo documentario.
Perché hai scelto di proporre questo film su UAM.TV?
“Ho voluto questo film su UAM.TV perché è un’opera che parla direttamente al cuore di chi, come noi, crede nel potere della consapevolezza. È un documentario crudo, autentico, che ci ricorda quanto sia urgente tornare in contatto con la nostra interiorità e con la natura.”
Cosa speri che le persone comprendano dopo averlo visto?
“Spero che chi lo guarda si renda conto che la sofferenza non è un nemico da combattere a colpi di farmaci o distrazioni continue. La sofferenza è un messaggio, un invito ad ascoltarci. Questo film mostra che la guarigione parte dall’onestà con se stessi, dall’accettare le parti di noi che ci fanno paura.”
Qual è secondo te il ruolo della spiritualità nella guarigione?
“La spiritualità, intesa come connessione con qualcosa di più grande, è fondamentale. Non serve credere in un dogma, ma imparare ad ascoltare il silenzio, a sentire la natura, a percepire le emozioni senza paura. La guarigione accade quando smettiamo di fuggire e iniziamo a comprendere chi siamo davvero.”
Perché esorti tutti a vedere questo documentario?
“Perché viviamo in un’epoca in cui si parla tanto di salute mentale, ma poco di come nutrire la nostra anima. The Last Shaman offre uno sguardo coraggioso e profondo su un tema che riguarda tutti: il bisogno di riconnetterci con noi stessi e con la Terra. È un film che può aprire gli occhi, far nascere domande e, forse, cambiare il modo in cui guardiamo a noi stessi e al mondo.”
Un invito a guardarsi dentro
Alla fine di questo intenso viaggio, The Last Shaman ci lascia con più domande che risposte. Ma forse è proprio questo il suo dono più grande: spingerci a interrogarci sul significato della sofferenza, sulle possibilità della guarigione e sul valore del nostro legame con la natura e con le tradizioni che ci hanno preceduto.
In un mondo che spesso ci spinge a fuggire dalle nostre ombre, questo film ci ricorda che è solo attraversandole che possiamo ritrovare la luce. Ci ricorda che la guarigione non è un percorso lineare, né un risultato garantito: è un processo che richiede coraggio, sincerità e la volontà di confrontarsi con le parti più oscure di noi stessi.
Citazione d’autore
“Se non affronti l’oscurità dentro di te, la troverai sempre davanti a te.”
Carl Gustav Jung
Consiglio consapevole
Quando senti che non c’è più via d’uscita, non vergognarti di chiedere aiuto. Parlane, apriti, cerca qualcuno che ti ascolti davvero: la condivisione può essere il primo passo verso una nuova strada. E ricorda che anche il buio più fitto può nascondere i semi di una rinascita.
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