Oktoberfest: quando un matrimonio si trasformò in una festa infinita
- Redazione UAM.TV

- 12 ott
- Tempo di lettura: 3 min
La storia allegra (e un po’ filosofica) della birra più famosa del mondo

Certe feste nascono per caso, e poi non finiscono più.
Era il 12 ottobre 1810 quando Monaco di Baviera decise di celebrare il matrimonio del principe ereditario Ludovico di Baviera con la principessa Teresa di Sassonia-Hildburghausen.
Il popolo fu invitato a unirsi ai festeggiamenti con musica, danze e una corsa di cavalli nel grande prato fuori città, che da quel giorno prese il nome di Theresienwiese, “il prato di Teresa”.
Cinque giorni di festa. Cinque giorni di risate, brindisi, canti e cavalli al galoppo. Tutto talmente riuscito che i bavaresi, l’anno dopo, decisero di rifarlo.
E poi ancora. E ancora.
Così nacque l’Oktoberfest, la celebrazione più lunga e allegra della storia europea.
Dal matrimonio alla leggenda
All’inizio c’erano solo cavalli e bandiere. Poi arrivarono i chioschi, la musica, le giostre, le bancarelle e, infine, la protagonista indiscussa: la birra.
Non una birra qualsiasi, ma quella “Oktoberfestbier”, creata apposta per l’occasione: ambrata, forte, allegra come il popolo che la beve.
Con il passare dei decenni, la piccola festa bavarese si è trasformata in un fenomeno mondiale: oggi milioni di persone si riuniscono ogni anno sotto i tendoni di Monaco — e in mille altre città del pianeta — per onorare un rito che mescola storia, amicizia e pura gioia di vivere.
Il primo sorso di birra: uno dei grandi piaceri della vita
Ammettiamolo: ci sono pochi momenti più belli del primo sorso di birra.
Quel brivido fresco che scende in gola, la schiuma che si arriccia sulle labbra, il mondo che per un istante sembra più buono. È un attimo universale, antico quanto la convivialità stessa.
Il primo sorso è un microcosmo di felicità: promette chiacchiere, brindisi, confessioni e qualche risata stonata. È un modo di dire “siamo vivi, insieme”.
E forse è per questo che la birra, più di qualsiasi altra bevanda, è diventata simbolo di unione.
La birra, sorella universale
La birra non giudica, non distingue, non pretende. È la bevanda democratica per eccellenza.
Puoi berla in tuta o in abito da sera, al pub o in un campo, da solo o tra mille sconosciuti; il suo messaggio resta lo stesso: rilassati, sorridi, condividi.
Il suo colore ambrato sembra contenere la luce di un tramonto, e la sua schiuma, diciamolo, è un piccolo miracolo quotidiano.
Ogni boccale è una pausa, una tregua dalla frenesia, un brindisi a ciò che conta davvero: l’amicizia, la leggerezza, il gusto delle cose semplici.
Una festa che resiste a tutto
Guerre, crisi, pandemie: l’Oktoberfest ha saltato alcune edizioni, ma è sempre tornata.
È tornata con la musica, con i tendoni, con i profumi di pane caldo e würstel, con i sorrisi dei camerieri che portano dieci boccali per mano.
È tornata perché rappresenta qualcosa che l’uomo non smetterà mai di cercare: un momento di spensieratezza condivisa.
E forse è per questo che, anche fuori dalla Baviera, ogni ottobre spuntano versioni locali della festa: piccole, colorate, genuine. Perché la felicità — come la birra — si moltiplica solo se condivisa.
Un brindisi consapevole
Non c’è bisogno di esagerare per festeggiare. Un brindisi consapevole è un atto di gratitudine: verso chi ci accompagna, verso la natura che ci dona il grano e il luppolo, verso il tempo che ci concede di fermarci e ridere.
Bere con consapevolezza significa ricordare che l’allegria non nasce dall’eccesso, ma dalla presenza.
E quando sollevi il boccale, pensa per un attimo a quel giorno del 1810, a quel matrimonio che unì una nazione e, senza volerlo, inventò la gioia liquida del mondo.
Prost! 🍺
Citazione d’autore
“Il primo sorso di birra è il più dolce. Dopo, è solo un modo di ricordare quel primo momento di felicità.”
Antoine de Saint-Exupéry (apocrifo, ma perfettamente plausibile)
Consiglio consapevole
Concediti ogni tanto il lusso di rallentare. Bevi lentamente, ascolta il sapore, osserva la luce che passa attraverso il vetro.
Il piacere non è nella quantità, ma nella qualità dell’attenzione che ci metti. E ricordati: la felicità, come la birra, si gusta meglio in compagnia.






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