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La luce che non si spegne: Viaggio attraverso le anime che restano.

  • Immagine del redattore: Redazione UAM.TV
    Redazione UAM.TV
  • 27 lug
  • Tempo di lettura: 4 min

Quando le anime non ci lasciano davvero: parole, ricordi e segni che continuano a illuminarci oltre il tempo.

La luce che non si spegne: Viaggio attraverso le anime che restano.

Ci sono presenze che il tempo non riesce a cancellare.

Persone che se ne vanno, almeno in apparenza, ma che continuano a vivere dentro di noi. Non si tratta di fantasmi o illusioni nostalgiche. Si tratta di anime che restano, perché hanno toccato corde profonde, lasciato parole che ci ritornano alla mente quando meno ce lo aspettiamo, insegnamenti che riaffiorano quando la vita ci mette alla prova.

Una di queste figure è Luciano De Crescenzo, ingegnere-filosofo napoletano che ha avuto il coraggio - e l’arte - di portare la filosofia tra la gente comune. Senza pedanterie, senza costruzioni accademiche. Con il sorriso. Con l’umorismo sottile di chi conosce il dolore. Con la grazia di chi ha fatto della leggerezza una forma di sapienza.

Disse una volta:


“Credo che quando si muore si fa un salto di qualità.”


Una frase sorprendente nella sua leggerezza e profondità. Dentro c’è una visione serena del morire, come trasformazione, come passaggio evolutivo. Non un dramma finale, ma un cambiamento di stato, come se la vita avesse ancora qualcosa da offrire, altrove.

C’è, in fondo, una filosofia dell’anima che non finisce con il corpo, ma continua a vibrare in un’altra dimensione.


Presenze che accompagnano il nostro cammino


De Crescenzo è uno dei tanti nomi che ci aiutano a riflettere su un concetto potente e spesso trascurato: non tutte le morti sono un addio.

C’è chi resta. Chi ci accompagna. Chi continua a vivere, non nei riti del lutto ma nella trama sottile della vita quotidiana.

Ci parlano dal silenzio. Ci consigliano senza voce. Si affacciano nei sogni, nelle intuizioni improvvise, negli incontri che sembrano casuali e invece sono pieni di senso.

Pensiamo a Tiziano Terzani, che nelle sue lettere e nei suoi diari ha lasciato un messaggio di verità e integrità che ancora oggi commuove e risveglia.

Pensiamo a Dolores Cannon, che ha osato guardare oltre il velo delle vite e delle epoche, aprendo spazi di consapevolezza nuovi, radicali.

Pensiamo a David Bohm, il fisico-filosofo che vedeva nell’universo un grande tutto interconnesso, dove nulla è veramente separato e ogni cosa ha un senso più ampio, anche ciò che non comprendiamo.

Ma potremmo aggiungere molti altri nomi, più o meno noti, famosi o dimenticati.

Falcone e Borsellino, che con la loro morte hanno scritto forse la pagina più dolorosa e luminosa della storia civile italiana.

Giorgio Gaber, che con le sue canzoni e monologhi ha dato voce a una generazione che cercava verità nel caos.

José Argüelles, che ha risvegliato un’intera epoca alla coscienza del tempo come arte.

Etty Hillesum, che da dentro l’orrore della guerra e della deportazione, ha saputo vedere la bellezza del cielo.

E poi Krishnamurti, Eugenio Borgna, Thích Nhất Hạnh, e molti altri.


L’elenco è lungo, e personale. Per ognuno di noi è diverso. Perché sono loro a sceglierci, più che il contrario.


Ognuno, a suo modo, ha acceso una luce. E se oggi siamo qui a scrivere e leggere, forse è anche grazie a quella luce.

Una luce che non si spegne mai.


Dove restano i morti?


Spesso ci si interroga su dove vanno i morti. Ma forse sarebbe più utile chiederci: dove restano?

Perché il cuore lo sa. Chi ci ha amato, chi ci ha aperto una strada, chi ci ha mostrato un altro modo di vivere… non se ne va davvero.

Restano in una parola che ci cambia la giornata. In un libro che ci cade tra le mani proprio nel momento giusto. In una scena di un film o di un documentario che ci fa piangere, ma di commozione vera, quella che libera e riordina.

Restano in quel modo di essere che ci hanno trasmesso, spesso senza nemmeno saperlo. Un modo di guardare il mondo, di trattare gli altri, di attraversare il dolore con dignità.

Quella è eredità spirituale.

Quella è vita che genera altra vita.


La soglia e il ritorno


Su UAM.TV abbiamo più volte esplorato questo tema: la morte come passaggio, non come fine. In molti documentari e interviste, il confine tra i mondi viene raccontato non come un muro, ma come una soglia. Una soglia attraversabile, talvolta. Un confine poroso, in cui la coscienza sopravvive e comunica.

Uno dei testimoni più autorevoli è il neurochirurgo Eben Alexander, che dopo un coma profondo dovuto a una meningite, racconta un’esperienza di "vita oltre la vita" che ha rivoluzionato non solo la sua esistenza, ma anche il suo paradigma scientifico. Parla di un mondo più reale del reale. Di una coscienza che esiste anche senza il cervello. Di un amore infinito e intelligente che sostiene tutto. Di un ritorno che è inizio.

E non è l’unico. Sempre più medici, terapeuti, ricercatori, mistici e testimoni si fanno portavoce di un’altra visione della morte.

Una visione che non nega il dolore, ma apre alla speranza.

Che non rimuove la perdita, ma la trasforma.


La nostra eredità invisibile


C’è una domanda che possiamo farci, oggi, mentre ricordiamo chi ci ha ispirato:

Che cosa lascerò io, quando me ne andrò?

Non in termini materiali. Non in beni. Ma in impronta dell’anima.

Ogni parola gentile, ogni gesto gratuito, ogni intuizione condivisa… è una scintilla che può restare.

Ogni volta che ascoltiamo invece di giudicare.

Ogni volta che scegliamo il silenzio invece della rabbia.

Ogni volta che aiutiamo qualcuno a rialzarsi, anche senza far rumore.

Tutto questo resta.

E diventa luce che non si spegne.


Citazione d’autore

“La morte non è spegnere la luce. È soltanto spegnere la lampada perché è arrivata l’alba.”

Rabindranath Tagore

Consiglio consapevole

Fermati oggi, solo un attimo. Chiudi gli occhi e pensa a qualcuno che ti ha lasciato qualcosa di vero: un maestro, un parente, un autore, un amico, un animale. Sentilo ancora con te. Poi scegli un piccolo gesto da fare in suo nome: una parola buona, un pensiero scritto, una carezza al mondo.

Perché anche tu, oggi, puoi diventare luce per qualcuno, domani.


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