Il giorno che non promette: Silvano Agosti e il tempo sospeso
- Redazione UAM.TV

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Il tempo sospeso in cui l’umano può ancora emergere

Il giorno che resta in equilibrio
Il 30 dicembre non apre nulla e non chiude niente. È già oltre l’anno che finisce, ma non è ancora dentro quello che verrà. Resta in equilibrio, in una zona laterale del tempo, dove il rumore delle celebrazioni non è ancora iniziato e il passato ha già perso la sua presa. È un giorno che osserva, più che agire. Ed è proprio da qui che nasce una risonanza profonda con il cinema e il pensiero di Silvano Agosti.
Il 30 dicembre esistenziale
Molti dei suoi film e dei suoi libri sembrano abitare esattamente questo spazio intermedio. Un vero e proprio 30 dicembre esistenziale. Il vecchio mondo è già crollato, o ha mostrato le sue fratture irreversibili, ma il nuovo non si è ancora imposto con le sue regole, i suoi linguaggi, i suoi addestramenti. È in questa sospensione che Agosti colloca i suoi personaggi, le sue immagini, le sue parole. Non per offrire risposte, ma per lasciare emergere qualcosa di più raro. L’essere umano prima della normalizzazione, prima dell’obbedienza, prima dell’adattamento.
L’attimo prima del cambiamento
Il suo cinema non racconta il cambiamento, ma l’attimo che lo precede. Quel momento fragile in cui tutto potrebbe ancora andare in un’altra direzione. È il tempo dell’infanzia interiore, della follia non ridotta a diagnosi, dell’amore non regolamentato, della libertà non addestrata. Come il 30 dicembre, che non appartiene più all’anno che conosciamo ma non è ancora diventato progetto, i film di Agosti abitano un tempo che non serve a nulla. Ed è proprio in questa inutilità che risiede la loro forza.
Uno sguardo che non proclama
Il 30 dicembre è anche un giorno che non celebra. Non chiede bilanci, non impone entusiasmi, non obbliga a promesse. È un giorno che guarda e che interroga. Questo atteggiamento attraversa tutta l’opera di Agosti. Un autore che non ha mai voluto spiegare il mondo, ma metterlo in crisi. Che non accompagna lo spettatore verso una conclusione rassicurante, ma lo lascia solo davanti alle immagini, chiamandolo a rispondere del proprio sguardo.
La verità senza conforto
Nel suo cinema non c’è conforto, ma esposizione. Non c’è pedagogia, ma verità. Una verità sobria, spoglia, spesso scomoda. Come il 30 dicembre, che non offre spettacolo ma presenza. I film di Agosti sembrano svolgersi fuori dal tempo storico preciso, perché parlano di una condizione umana che emerge solo quando le strutture vacillano e il rumore si abbassa. Quando il mondo, per un istante, smette di chiedere prestazioni.
Il cinema di Agosti su UAM.TV
Questa risonanza trova spazio naturale in UAM.TV, dove è disponibile la serie D’amore si vive – Il cinema di Silvano Agosti. Un percorso che attraversa alcuni dei suoi lavori più significativi, tra cui, N.P. Il segreto, Panagulis. Altri seguiranno, Matti da slegare, Osho, Il pianeta azzurro, Il fascino dell’impossibile, Indira, Uova di garofano, La seconda ombra, Ora e sempre riprendiamoci la vita, oltre a Vi racconto il mio cinema, un'intervista esclusiva in cui Agosti si racconta.
Restare, invece di correre
Guardare Agosti significa accettare una forma di esposizione. Significa sostare, come nel 30 dicembre, in uno spazio che non promette nulla e non rassicura, ma che può restituire molto. A patto di rinunciare all’urgenza di capire tutto e assumersi la responsabilità dello sguardo.
Citazione d’autore
“Il cinema dovrebbe servire a rendere gli uomini più liberi, non più obbedienti.” Silvano Agosti
Consiglio consapevole
Concediti un tempo che non produce nulla. Un tempo senza obiettivi, senza bilanci, senza promesse. Un 30 dicembre interiore. È spesso lì che l’umano, finalmente, riesce a farsi sentire.







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