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I Wish I Was Like You: gli anni ’90, Roma e i Nirvana

  • Immagine del redattore: uam.tv
    uam.tv
  • 7 apr 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

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Un documentario che è anche una video-cartolina dagli anni ’90, I Wish I Was Like You racconta l’ultima adolescenza del ventesimo secolo, all’ombra dei Nirvana e della morte di Kurt Kobain.


Gli ultimi analogici della storia


Fin dai primi minuti del film, ci possiamo rendere conto della differenza nello stile di vita che precede il salto digitale che avvenne negli anni seguenti. I protagonisti e narratori riesumano gli oggetti culto della loro generazione, ripercorrono gli eventi cruciali e le immagini memorabili della televisione.


Insomma, tracciano l’identikit degli anni ’90, l’ultimo decennio analogico della storia. Il decennio dove ancora imperavano i VHS e le Polaroid e in cui la musica rock sembrava sull’onda di una rinascita con gruppi come i Pearl Jam, gli Smashing Pumpkins e, appunto, i Nirvana.


Un’epoca che in realtà già covava il germe di quella che sarebbe stata la vita futura, tra banalizzazione della musica, privatizzazione selvaggia e distruzione degli spazi di aggregazione. I Wish I Was Like You ne ripercorre i momenti attraverso i ricordi dei protagonisti, che armati di videocamera vanno a caccia del loro ultimo concerto in Italia.


Un viaggio tra le rovine


Più precisamente, il concerto in questione è quello che si tenne al Palaghiaccio di Marino, nel 1994. Una storia che non si limita a ripercorrere la vicenda di una delle band più iconiche di quegli anni, ma anche quella di uno spazio di incontro tra giovani e della sua caduta.


Infatti, il viaggio del duo in onore del venticinquesimo anniversario del concerto si confronta fin da subito con le macerie del Palaghiaccio di Marino. Una struttura gigantesca che negli anni ospitò musicisti di fama internazionale, stelle della musica che regalarono alcune delle performance migliori proprio in quello spazio.

Purtroppo, anch’essa vittima del degrado urbano e del progressivo abbandono degli spazi culturali. Luoghi che vennero poi rilevati da privati, in questo caso dal gruppo Esselunga, in favore dell’allestimento di centri di consumo come supermercati e centri commerciali.


Umorismo di borgata e di nostalgia

Luca Onorati e Francesco Gargamelli, registi e attori principali di questo documentario, esplorano le aree urbane abbandonate che due decenni prima furono il centro di uno dei momenti più belli della loro vita.


Il loro senso dell’umorismo scanzonato e irriverente, con quel piglio tutto romano, accompagna una ripresa artigianale, eseguita con un estetica che ricorda molto il lo-fi delle vecchie videocassette. Un registro che si avvicina molto a quel mondo underground a cui i due appartenevano, fatto di videocassette pirata ed eventi al limite del rave.


Un movimento culturale che oramai si è quasi del tutto spento, in favore di una frammentazione delle culture generazionali, di un progressivo isolamento opposto alle esperienze collettive vissute dal duo nei loro anni d’oro.

Per quanto la nostalgia sia spesso un dolce veleno e seppure le epoche d’oro raramente siano così scintillanti, non si può sfuggire al fascino di questo paragone tra la cultura giovanile dei tempi e quella molto più atrofizzata che ha fatto seguito.


Come non si può sfuggire al fascino di borgata di Onorati e Gargamelli e alla loro opera di archeologia culturale, alla ricerca di un momento che segnò, per molti versi, la transizione verso un mondo del tutto diverso.



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