Che Guevara oggi: se potesse parlare ancora...
- Redazione UAM.TV
- 14 giu
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Nel giorno della sua nascita, un’intervista immaginaria a Ernesto "Che" Guevara. Perché le domande che contano non invecchiano mai.

14 giugno 1928, Rosario, Argentina. Nasce Ernesto Guevara de la Serna, detto “el Che”. È asmatico, ma fin da bambino corre, esplora, pensa. Cresce in una famiglia colta e anticonformista, legge Marx e Freud, gioca a rugby e si ribella alla noia borghese. Ma è durante un viaggio attraverso l’America Latina, in moto, che tutto cambia: davanti agli occhi si srotolano miniere spietate, bambini affamati, malati abbandonati. Capisce che la medicina non basta. Che per curare davvero l’umanità, serve rivoluzionarla.
In pochi anni si ritrova sulle montagne cubane con i fratelli Castro, guida una colonna armata, entra a L’Avana come liberatore. Diventa ministro, economista, emissario, ma non si adatta. La scrivania lo soffoca più dell’asma. Ritorna alla giungla, al rischio, alla lotta. Fino all’ultimo respiro, in Bolivia, il 9 ottobre 1967. Aveva 39 anni.
Da allora il suo volto non ci ha mai abbandonato. Stampato sui muri e nei cuori. Malinteso, celebrato, ridotto a logo. Ma c’è ancora qualcosa in quello sguardo che non ci lascia in pace.
Il peso di una coerenza
Il Che non fu un santo. Fu umano, testardo, idealista, a tratti inflessibile. Ma visse in modo verticale, senza nascondersi dietro l’ambiguità. E proprio per questo, nel giorno della sua nascita, può ancora parlare a chi cerca una direzione.
Oggi, nella giungla mediatica, serve più che mai una bussola interiore. E forse, quella bussola, non ha la forma di una bandiera. Ha la forma della coerenza. Quella che non si compra. Quella che non si dimentica.
Intervista immaginaria a Ernesto “Che” Guevara
UAM.TV: Comandante, se fosse vivo oggi, dove combatterebbe?
Che Guevara: Non ho mai scelto i luoghi. Ho scelto le cause. Oggi non serve una selva tropicale. Basta accendere il telegiornale. La fame esiste ancora, l’ingiustizia si è travestita da algoritmo, e la libertà si misura in giga. La lotta è ovunque. Ma il problema è che oggi nessuno vuole più sporcarsi le mani.
UAM.TV: Molti giovani dicono che cambiare è inutile. Che tanto vince sempre il potere.
Che: Lo dicevano anche ai miei tempi. La differenza è che noi non ci credevamo. Il potere non vince sempre. Vince quando gli lasciamo campo libero. Quando ci convincono che non ne vale la pena. La vera vittoria del sistema è la tua rassegnazione.
UAM.TV: Guardando al mondo di oggi: guerre, disuguaglianze, crisi ambientale… cosa pensa del presente?
Che: È un mondo malato che si fa passare per sano. Si bombarda per “esportare la democrazia”, si sfruttano i poveri in nome della crescita, si uccide il pianeta parlando di transizione verde. La differenza rispetto al mio tempo è che oggi la menzogna ha un buon ufficio stampa. Ma ogni impero ha un tallone. Ogni bugia teme chi ha il coraggio di dire no.
UAM.TV: E l’America Latina di oggi?
Che: È ancora una terra in bilico. Fra dignità e sfruttamento. I popoli sanno resistere, ma le multinazionali sanno corrompere. Io non ho mai smesso di credere in quei popoli. Hanno il fuoco nella carne. Ma serve una scintilla, e oggi non sempre c’è chi la accende.
UAM.TV: Cosa direbbe a chi guarda impotente i conflitti in Palestina, Ucraina, Sudan, Congo?
Che: Non sei impotente se scegli di non voltarti. Non puoi fermare una guerra da solo. Ma puoi scegliere se vivere da spettatore o da essere umano. Le guerre non cominciano nei governi. Cominciano quando chi guarda smette di sentire.
UAM.TV: Oggi si parla molto di sostenibilità, diritti, giustizia… ma spesso solo a parole. Lei come lo vede?
Che: Le parole sono come le pallottole: o le spari davvero, o ti esplodono in mano. Tutti parlano. Ma pochi agiscono. Io credevo in un principio semplice: le idee valgono solo se ci cammini dentro ogni giorno. La coerenza è la rivoluzione più difficile.
UAM.TV: C’è ancora spazio per i sogni?
Che: I sogni sono ciò che ti sveglia, non ciò che ti fa dormire. Oggi vedo tanti ragazzi pieni di intuizioni, di bellezza, di intuizione spirituale. Ma senza una direzione. Serve una disciplina dell’anima. Non basta credere nel bene: bisogna anche imparare a difenderlo.
UAM.TV: Se potesse dire una sola cosa alle nuove generazioni, quale sarebbe?
Che: Non accettate un mondo ingiusto solo perché vi hanno detto che è l’unico possibile. La realtà non si eredita: si crea. E si crea ogni giorno, scegliendo.
UAM.TV: Comandante, prima di salutarla: se questo fosse davvero un ultimo incontro, cosa vorrebbe lasciarci? Una frase, un’immagine, un gesto?
Che: Lasciate che sia il silenzio a parlare. Ogni parola che conta viene dopo un lungo ascolto. Ma se proprio devo dirvi qualcosa, allora che sia questo: non smettete mai di cercare ciò che accende il vostro sangue.
E se un giorno sentirete che è giunto il momento di cambiare rotta, fatelo. Con amore, con rabbia, con verità.
Io non sono qui per essere ricordato. Sono qui per essere continuato.
Hasta siempre.
Citazione d’autore
“Il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d’amore.”
Ernesto Che Guevara
Consiglio consapevole
Oggi, nel suo nome, prova a fare una scelta che ti assomigli davvero. Non la più comoda, ma la più vera. Perché vivere come si crede — e non come si può — è la più antica forma di rivoluzione.
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