Tobì Tobì: imparare l’arte di fare le cose con calma sulla via del peyote
- uam.tv

- 19 ott 2021
- Tempo di lettura: 2 min

Protagonista, regista e soggetto principale di questo documentario è Antonio. Un giovane ragazzo italiano che vive un’inquietudine che si esprime attraverso i suoi sogni ricorrenti. Sogni di leggerezza e di grandi esperienze che lo possano completare, sogni che lo mettono in viaggio per il Messico.
Lo scopo di questo viaggio? Quello di trovare un nuovo modo di fare esperienza, di percepire la propria vita e il proprio posto. Così inizia la storia di Tobì Tobì, un viaggio semi-on-the-road per le coste messicane che ricorda il famoso romanzo di Kerouac.
In mezzo ai villaggi dei vecchi hippy o sulle strade degli sciamani delle comunità mazateche, il viaggio di Antonio prosegue. Ogni tappa è l’occasione per parlare con chi si incontra sul cammino, persone che diventano interviste del documentario.
E ogni intervista, accompagnata dalle riflessioni di Antonio, diventa parte di una visione più ampia nella quale ripensare il proprio rapporto con il tempo e il mondo.
Tra magia e psichedelia
Tobì Tobì esplora le molteplici sfaccettature dell’identità degli indigeni messicani, tra cui le credenze sincretiste della magia bianca e nera e quelle delle religioni native riguardanti il peyote.
Attraverso questa esplorazione, Antonio porta alla luce la sua stessa psiche, riscoprendo ciò che la civiltà lo aveva portato a rimuovere. Un viaggio in un inconscio che però non si svolge in uno studio di uno psicanalista, ma sulle polverose strade dell’America Centrale.
Punti salienti del documentario sono appunto gli incontri con i santoni e gli stregoni che Antonio trova sulla sua strada. Da chi predice il futuro con i chicchi di mais, a chi utilizza rituali magici per controllare le energie della vita.
E ovviamente, anche i conoscitori del peyote e degli allucinogeni propri della cultura magica messicana. Tutto parte di un’indagine non solo su quello che è un largo e ampio fenomeno culturale, ma anche su di un’esperienza che può riaprire aspetti sepolti della mente umana.
La magia della vita tra i fili del destino
La cultura fatalista degli indigeni messicani si radica nella visione di Antonio. Una cultura dove i sogni non sono lampi dell’inconscio, ma presagi di ciò che arriverà. Una cultura dove si attende che il destino faccia il suo corso, con accettazione e curiosità.
Il viaggio di Antonio lo porta a crescere abbandonando, almeno in parte, la poliedricità e l’affanno della cultura occidentale. Portandolo ad abbracciare un modo di vivere in cui l’attesa del destino, l’ascolto di energie nascoste e l’esplorazione dei segreti della propria mente lo conducono a un’esperienza piena e appagante.






Commenti