Rompi la bolla dell’algoritmo e delle tue convinzioni. Inizia a vedere davvero.
- Redazione UAM.TV
- 15 lug
- Tempo di lettura: 4 min
Riconoscere i limiti invisibili della nostra mente e aprirci all’incontro con l’altro. Per davvero.

Viviamo in bolle.
Digitale, ideologica, emotiva.
Le costruiamo senza accorgercene. O, peggio, ci viviamo dentro credendo che siano l’unico mondo possibile.
Ogni giorno scorriamo decine – centinaia – di contenuti. Video, articoli, frasi motivazionali, meme, indignazioni e rivelazioni. Ma quanti di questi scegliamo davvero? Quanti li cerchiamo, li mettiamo in discussione, li confrontiamo con altre versioni della realtà?
Pochissimi.
Perché gran parte di ciò che vediamo ci è stato selezionato da un algoritmo. E, ancora più insidiosamente, gran parte di ciò che accettiamo ci è stato filtrato dalle nostre convinzioni.
Due bolle. Entrambe invisibili. Entrambe potenti. Entrambe, se non ci accorgiamo della loro esistenza, pericolosamente confortevoli.
La bolla dell’algoritmo: la prigione che ci coccola
Gli algoritmi sono sistemi matematici pensati per prevedere cosa ci piacerà. Non hanno morale, non hanno visione, non hanno responsabilità. Hanno un solo scopo: massimizzare il tempo che restiamo sulla piattaforma.
Per riuscirci, ci mostrano ciò che conferma le nostre preferenze. Ci danno ragione. Ci servono su un piatto d’argento opinioni simili alle nostre, volti familiari, emozioni già note. Eliminano il conflitto, la sorpresa, il dubbio. E ci fanno sentire a casa.
Ma è una casa con finestre oscurate.
Non vediamo più fuori.
E col tempo, dimentichiamo persino che esiste un fuori.
La bolla delle idee: il carcere che chiamiamo identità
C’è però una seconda bolla, più sottile e più profonda. Quella delle nostre convinzioni.
Sono le idee su cui abbiamo costruito la nostra identità: cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa funziona nel mondo, chi sono i “buoni” e chi i “cattivi”. Idee spesso assorbite da giovani, oppure rafforzate da esperienze personali forti. Idee che ci fanno sentire sicuri. Protetti. Coerenti.
Ma che succede se non siamo mai disposti a metterle in discussione?
Succede che smettiamo di ascoltare.
Che trasformiamo ogni confronto in uno scontro.
Che leggiamo solo per trovare conferme, non per scoprire.
Che non cerchiamo la verità, ma l’applauso.
Uscire dalla bolla delle proprie idee è difficile. Spesso doloroso. Ma è l’unico modo per crescere davvero.
“Smetti di avere ragione”: l’invito a disinnescare l’ego
Il medico e autore Deepak Chopra lo dice chiaramente:
“Smetti di avere ragione. Inizia ad essere felice.”
Una frase semplice, ma disarmante. Perché avere ragione è una delle dipendenze più diffuse. Ci dà l’illusione del controllo. Ci solleva dall’incertezza. Ci fa sentire forti. Ma spesso è solo il riflesso di un ego impaurito che si aggrappa alle sue verità come a una zattera in mezzo al caos.
A volte, per aprirsi davvero all’altro, bisogna lasciar andare il bisogno di vincere. Non tutto va discusso per prevalere. Non ogni divergenza va risolta con un verdetto. Esiste una bellezza profonda nel dire: non lo so, raccontami meglio, non ci avevo mai pensato così.
Smettere di avere ragione non è un atto di debolezza.
È un atto di fiducia.
Nella relazione. Nella ricerca. Nell’evoluzione.
Il coraggio di cercare il “non familiare”
Rinunciare al conforto dell’algoritmo e al calore delle proprie certezze non significa rinunciare a sé stessi. Significa, al contrario, diventare più completi.
Significa:
Scegliere consapevolmente di leggere un autore con cui non sei d’accordo, senza l’ansia di doverlo “smentire”.
Ascoltare una testimonianza diversa dalla tua, non per cambiarla, ma per comprenderla.
Accettare che la verità non è mai tutta da una parte.
Coltivare l’umiltà intellettuale di poter aver sbagliato.
E significa anche allenare uno sguardo curioso, esplorativo, non giudicante. Che sa stare nel dubbio. Che non teme l’ambiguità. Che sa che ciò che non conosciamo potrebbe proprio essere ciò che ci manca per diventare liberi.
Uscire dalla bolla è un atto spirituale
Sì, spirituale. Perché conoscere l’altro è un gesto sacro.
E l’altro può essere una persona, un pensiero, un’esperienza, una cultura.
Solo uscendo da ciò che conosciamo possiamo veramente incontrare, abbracciare, evolvere.
In un’epoca in cui tutto è personalizzato, selezionato, filtrato per piacerti, scegliere ciò che ti mette in discussione è un atto rivoluzionario.
È un ritorno alla libertà.
Una libertà che non urla, ma osserva. Non giudica, ma comprende. Non divide, ma collega.
UAM.TV: una finestra fuori dalla bolla
In questo contesto, il ruolo di piattaforme come UAM.TV è fondamentale.
Non proponiamo contenuti per compiacere. Non rincorriamo le mode, né seguiamo i trend. Cerchiamo invece di offrire spunti autentici per riflettere, per mettere in crisi, per accendere nuove domande.
Ogni documentario, film o intervista che proponiamo è un invito a uscire.
Dalla bolla dell’algoritmo.
Dalla bolla delle convinzioni.
Dalla bolla dell’abitudine.
Vogliamo che ogni visione sia un piccolo viaggio. Un incontro con qualcosa o qualcuno che non avevamo previsto. Che ci scuota, anche solo un po’. Che ci permetta di guardarci – e guardare il mondo – da una prospettiva diversa.
Citazione d’autore
“Essere sicuri delle proprie opinioni è facile. Metterle alla prova, ascoltare chi le contraddice e continuare a cercare: questo è il lavoro di una mente viva.”
Zygmunt Bauman
Consiglio consapevole
Oggi, prova a fare un gesto fuori bolla. Guarda un documentario su un tema che ti è sempre sembrato “lontano” o inconciliabile. Leggi un punto di vista opposto al tuo senza attaccarlo. O semplicemente, fai silenzio e ascolta. Dentro e fuori di te. Perché uscire dalla bolla è anche – e soprattutto – un atto di ascolto.
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