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Lei è Rosalie Fish, l’atleta attivista che corre per i diritti delle donne native americane vittime di abusi e violenze

  • Beatrice Vianello
  • 23 apr 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

Rosalie Fish, è un’atleta staunitense di origini di origini native americane, appartenente alla tribù Cowlitz della riserva di Muckleshoot.

Studentessa presso lo Iowa Central Community College, corre per la squadra del suo istituto.


La passione per la corsa campestre si intreccia alla denuncia sociale


Fin dagli ultimi anni della scuola superiore Rosalie ha dedicato le sue corse alla MMIW (Missing Murdered, Indigenous Woman), un’associazione che denuncia le violenze subite dalle donne native americane, dà loro protezione e aiuta nelle ricerche di donne scomparse.


Il dato è allarmante: secondo gli ultimi dati pubblicati dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, in alcune riserve le donne indigene subirebbero violenze sessuali e femminicidi con una probabilità, rispettivamente, di due e dieci volte superiore rispetto alla media nazionale.



La gara con la mano rossa dipinta sul volto e le lettere sulla gamba


In una gara organizzata nello stato di Washinton nel maggio 2019, la ragazza aveva deciso di veicolare il suo messaggio di denuncia in un modo fortemente simbolico, decidendo di correre con una mano rossa dipinta sul volto, il palmo appoggiato su una guancia e le dita che si allungano sull’altra, e aveva scritto le lettere MMIW sulla sua coscia destra.



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Questo gesto, poi imitato da numerose altre atlete e atleti durante importanti manifestazioni sportive, testimonia che, volendo, lo sport non è solo agonismo e attività fisica ma anche un potente mezzo per dare risonanza ad importanti cause sociali e umanitarie.


In seguito la Fish ha dedicato ogni sua gara ad una donna indigena assassinata nel suo paese: prima fra tutte sua zia Alice Looney e poi Jacqueline Salyers, Renee Davis e Misty Upham e molte altre.



L’impegno di Rosalie e il coinvolgimento dell’Università di Whashington


Lo scorso 8 aprile la giovane atleta ha portato all’attenzione dell’Università di Washington il suo impgno sociale. Mesi prima, il 12 gennaio, Rosalie aveva firmato una lettera di intenti per correre per gli Huskies a Seattle, Washington, in una squadra che si è classificata tra le prime tredici in ben cinque degli ultimi sei NCAA Cross-Country Championships


Prima di firmare però ha messo bene in chiaro con l’allenatrice della squadra che, molto più del training fisico e degli obiettivi agonistici, per lei era importante avere suo il supporto e la sua solidarietà umana, e che avrebbe corso ogni competizione di corsa campestre con i suoi simboli dipinti sul bel viso dai tratti vagamente indios.


Così ha dichiarato la Fish: “Sono super eccitata e orgogliosa di avere l’opportunità di rappresentare le circa trenta tribù native dello Stato di Washington e di usare il mio status di sportiva per parlare pubblicamente e denunciare le gravi discriminazioni e le forme di emarginazione sociale che io stessa insieme ad molti atri connazionali indigeni siamo costretti a patire a causa della nostra identità etnica”.



Giornata Mondiale della Terra e rispetto per le donne, contro ogni forma di sopruso e violenza


In questi giorni dedicati alla Madre Terra – ieri 22 aprile è stata infatti la Giornata Mondiale della Terra (Earth Day) – e alla salvaguardia del nostro pianeta, pensiamo sia giusto rivolgere l’attenzione anche al rispetto e alla responsabilità che tutti abbiamo nei confronti delle altre culture, delle minoranze sociali, delle categorie più deboli e di tutte le vittime di soprusi e violenza, seguendo anche l’esempio di Rosalie, donna grande e coraggiosa.


E dobbiamo ricordarci sempre che siamo tutti strettamente connessi tra noi e con Pachamama e abbiamo gli stessi diritti ma soprattutto gli stessi doveri per preservare il benessere e l’armonia tra ogni forma di vita.


Se l’argomento dei nativi americani ti interessa ti suggeriamo la visione del TEDx del nostro Thomas Torelli, un appassionato intervento sulla saggezza delle popolazioni native americane e sulla Pachamama, svoltosi a Coriano nell’ottobre del 2020.


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