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Il silenzio delle vittime

  • Immagine del redattore: Redazione UAM.TV
    Redazione UAM.TV
  • 22 ago
  • Tempo di lettura: 3 min

La libertà di credere come atto di pace.

Il silenzio delle vittime

Il 22 agosto si celebra la Giornata Mondiale del Ricordo delle Vittime di Atti di Violenza basati sulla Religione o sul Credo, istituita dalle Nazioni Unite per ricordare chi, nel corso della storia e ancora oggi, ha subito discriminazioni, persecuzioni e perfino la morte semplicemente per la propria fede. È una data che non dovrebbe scivolare via come una commemorazione rituale, ma che ci interpella profondamente come esseri umani.


La ferita che attraversa i secoli


Dalla notte dei tempi le religioni sono state terreno di incontro e di scontro. Hanno saputo offrire speranza, visioni di giustizia e amore, ma sono state anche manipolate come strumenti di potere e divisione. I roghi delle streghe, le crociate, le persecuzioni degli ebrei, i conflitti tra sunniti e sciiti, fino alle violenze odierne contro minoranze religiose in ogni parte del mondo: la lista è lunga e dolorosa. Ricordare le vittime significa non ridurre questi drammi a statistiche, ma ridare voce a chi è stato cancellato.


Attualità che brucia


Non possiamo guardare a questa giornata senza pensare al conflitto in Palestina, dove la dimensione religiosa si intreccia a questioni politiche, territoriali e identitarie. Dietro le macerie di Gaza e le paure d’Israele c’è anche il peso di secoli di narrazioni religiose contrapposte, strumentalizzate fino a rendere impossibile riconoscere nell’altro un fratello. Eppure, al di là delle ideologie e delle appartenenze, restano i volti: bambini che crescono nella paura, madri che piangono, uomini e donne che chiedono solo di vivere in dignità e libertà.

La violenza basata sulla religione non è mai solo violenza contro un credo: è un attacco al cuore stesso dell’umanità, perché nega la possibilità di coesistere nelle differenze.


Libertà di credere e libertà di non credere


La libertà religiosa non si limita al diritto di seguire un credo, ma comprende anche la libertà di non credere, di essere agnostici o atei, senza per questo subire emarginazione. Una società veramente pluralista non impone di scegliere un Dio, ma difende il diritto di ogni coscienza di porsi domande, di cercare, di dubitare. La discriminazione nasce tanto dal rifiuto della religione altrui quanto dalla presunzione che la propria sia “più vera” o “superiore”.

Il comico Ricky Gervais ha espresso questo paradosso con lucidità ironica:


“Ci sono circa 3000 divinità in cui credere, e se credi nel Dio cristiano, sei fondamentalmente ateo o agnostico nei confronti di altre 2999 divinità. Cosa succede se una di quelle è quella giusta? Come fai a essere così sicuro che la tua religione sia la più probabile?” 


Una riflessione che, dietro il sorriso, ci spinge a ridimensionare l’arroganza della certezza assoluta e ad aprirci a un dialogo più umile e rispettoso.


La sfida del pluralismo


Il 22 agosto ci invita a un atto semplice ma rivoluzionario: riconoscere la libertà di credere e di non credere come gesti di pace. Non si tratta solo di tolleranza, che rischia di essere sopportazione passiva, ma di pluralismo autentico, capace di vedere nella diversità una ricchezza. Accogliere le visioni spirituali dell’altro, o accettare che non ne abbia alcuna, significa allargare lo sguardo e scoprire che ci sono molte strade – o nessuna – per avvicinarsi al mistero della vita.


Pace interiore, pace collettiva


Non possiamo pretendere di costruire pace nel mondo se prima non impariamo a coltivare pace dentro di noi. È nel silenzio interiore che nascono la comprensione, la compassione e la capacità di vedere l’altro non come nemico, ma come specchio. Da qui la sfida: ogni atto di consapevolezza individuale diventa un seme che può germogliare in un futuro diverso, dove religioni e credi non separano, ma si intrecciano in un tessuto più vasto di umanità condivisa.


Memoria che diventa scelta


Ricordare le vittime di oggi e di ieri non è soltanto un gesto di pietà, ma un impegno concreto a non ripetere gli stessi errori. È una chiamata a rifiutare la propaganda dell’odio e ad aprirci a una convivenza fondata sul rispetto. Solo così il loro silenzio non sarà vano, ma diventerà un invito a credere non solo in un Dio o in un credo, ma nella dignità stessa della vita.


Citazione d’autore

“Le religioni sono tante, ma la coscienza è una.”

Mahatma Gandhi

Consiglio consapevole

In questa giornata, regalati un momento di silenzio: pensa a chi ha perso la vita per difendere la propria fede o la propria libertà di non averne una, e domandati quale piccolo gesto puoi compiere, oggi, per costruire intorno a te uno spazio di dialogo, rispetto e pace.


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