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Clown’s Planet: quando il sorriso diventa resistenza

  • Immagine del redattore: Redazione UAM.TV
    Redazione UAM.TV
  • 22 ore fa
  • Tempo di lettura: 4 min

La storia di chi porta luce nei luoghi dove l’umanità sembra spegnersi.

Clown’s Planet: quando il sorriso diventa resistenza

Arriva oggi in esclusiva su UAM.TV Clown’s Planet, un documentario che attraversa il mondo seguendo tre figure iconiche del clown-attivismo contemporaneo: Leo Bassi, Ivan Prado e, soprattutto, Patch Adams, il medico che ha trasformato la risata in una forma radicale di cura e di rivoluzione interiore.


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Il film, diretto da Hector Carre, non racconta semplicemente dei clown. Racconta degli esseri umani che scelgono di stare dove il dolore brucia di più. Racconta di una gentilezza che non è debolezza, ma opposizione. Racconta di un modo diverso di abitare il mondo, con il coraggio di chi trasforma il proprio corpo, la propria voce e il proprio sorriso in strumenti di cura.

Una parte delle riprese è stata realizzata in Palestina, prima dell’orrore che il mondo osserva negli ultimi anni.

Eppure, riguardando quelle immagini oggi, diventano ancora più potenti. Perché molte di esse rispondono, senza bisogno di commenti, alla cinica e disumana domanda divenuta tristemente celebre: “Definisca bambino”, pronunciata da un esponente israeliano in una trasmissione televisiva. Quelle sequenze non hanno bisogno di spiegazioni. Ci sono volti, occhi, mani che giocano, che ridono, che tremano.

Bambini, semplicemente bambini. L’unica definizione che dovrebbe esistere.


Leo Bassi: la risata come atto politico


Figura unica nel panorama internazionale, Leo Bassi porta avanti da decenni una forma di clown-attivismo che mescola provocazione, satira e un amore viscerale per la libertà di pensiero. La sua presenza nel film è quella di un giullare moderno che non intrattiene soltanto, ma interroga. Nei suoi gesti c’è il rifiuto della paura, c’è la volontà di rompere le narrazioni del potere, c’è la certezza che un clown può ancora scardinare le certezze e aprire gli occhi.


Ivan Prado: il clown che abbatte muri


Fondatore del movimento internazionale Clowns Without Borders, Ivan Prado è un ponte tra i mondi. Le sue spedizioni in zone di conflitto hanno portato sollievo a migliaia di bambini e famiglie colpite dalla guerra. Nel documentario vediamo il suo lavoro nelle terre più fragili, dove il circo diventa un luogo di tregua, una parentesi luminosa nel buio della paura. Prado non usa il naso rosso come ornamento, ma come scudo. E come promessa.


Patch Adams: un uomo che ha trasformato la cura in poesia


E poi c’è lui, Patch Adams, la figura che più di tutte attraversa e sostiene il film. Non è un clown, è un medico. Ma soprattutto è un uomo che ha deciso che la felicità, la dolcezza, il contatto umano non sono optional della cura: ne sono l’essenza. La sua presenza nei reparti ospedalieri, nei campi profughi, negli orfanotrofi, nei luoghi dove la vita ha il fiato corto, ricorda ciò che continuiamo a dimenticare: che guarire non significa soltanto riparare un corpo, ma abbracciare un’anima. Patch Adams non porta solo palloncini e colori. Porta un modo diverso di vedere il mondo. Un mondo dove si può resistere senza odiare.

Hunter Doherty “Patch” Adams nasce nel 1945 e diventa medico dopo un’adolescenza segnata da traumi, solitudine e un tentativo di suicidio. È proprio in quel momento di frattura che decide di cambiare il mondo, iniziando da sé. Abbraccia la medicina non come semplice professione, ma come scelta di vita radicale, convinto che la guarigione non possa prescindere dall’amore, dal contatto umano, dall’umorismo e da un’autentica connessione con il paziente.

Negli anni Settanta fonda il Gesundheit! Institute, un progetto utopico di ospedale gratuito e comunitario, dove la terapia è fatta anche di abbracci, colori, musica e risate. Il mondo conosce la sua storia soprattutto grazie al film Patch Adams del 1998, interpretato dal compianto Robin Williams, che ha dato volto e voce alla sua filosofia con una delicatezza indimenticabile. Quella interpretazione, ancora oggi, è una delle più amate dell’attore americano, capace di trasformare la sofferenza in una scintilla di speranza.

Nel documentario lo vediamo tornare nei luoghi che più hanno bisogno di calore umano nei quali porta un’idea di mondo dove la cura è un atto politico, una forma di resistenza, un gesto di amore radicale.


Un film che cura anche chi guarda



Clown’s Planet è un viaggio globale, ma soprattutto un viaggio interiore. È un film che trasforma, che commuove, che obbliga a ricordare ciò che troppo spesso mettiamo da parte per comodità: la nostra vulnerabilità, la nostra responsabilità, la nostra capacità di tenerezza.

Rivedere oggi le scene girate in Palestina significa guardare negli occhi un pezzo di realtà che non dovremmo mai ignorare. Quei bambini che ridono per un trucco, per una bolla di sapone, per una carezza, sono un antidoto all’indifferenza. Sono la risposta più limpida alla domanda più crudele. E mentre i clown attraversano il mondo con il loro passo leggero, il film ci ricorda che non c’è nulla di più serio della gioia, nulla di più urgente della cura, nulla di più rivoluzionario della risata condivisa con chi soffre.

Clown’s Planet non chiede di credere nella magia.

Chiede di praticarla.


GUARDA IL TRAILER

Citazione d’autore

“Là dove c’è una risata, non può abitare l’odio.”

Patch Adams

Consiglio consapevole

Quando la realtà sembra troppo pesante, prova a compiere un gesto di gentilezza inattesa. Anche piccolo, anche timido. Le rivoluzioni più profonde hanno sempre iniziato con un sorriso donato nel momento giusto.


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