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Fate, fiabe e dintorni. L’errore e la gratifica.

  • Immagine del redattore: uam.tv
    uam.tv
  • 19 mar 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

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Questa notte Fata Lia mi ha portato una saggia riflessione che condivido con voi con delicatezza.


Vi capita di sbottare, vero?


Cosa vi rimane dopo una litigata folle con qualcuno o anche dopo un semplice contrattempo?


Rabbia? Tristezza? Pianto?


Si può semplicemente chiamare questa serie di emozioni dolore?


Vi siete mai chiesti perché la gioia pare effimera e l’angoscia più duratura?


E se vi chiedessi se sono più impressi nella vostra mente i momenti che vi hanno portato risultati positivi o quelli che ritenete errori, come rispondereste?


Sicuramente alla maggior parte di voi tornerebbero in mente gli episodi negativi.


Ora cercherò di fornirvi una spiegazione scientifica e una fatata.


Quando urtiamo contro uno stipite o quando veniamo colpiti da una parola feroce proviamo dolore.


Il dolore è presente in quanto abbiamo milioni di alert che, dal punto che viene colpito, manda informazioni neuro elettriche ben precise.


Dal cervello attraverso il sistema nervoso periferico avviene un ribollire biochimico che produce energia, invia informazioni e dice: Attenzione! Ti duole!


Ce lo dice perché ci dobbiamo ricordare di non ripetere più situazioni simili: ci fanno male e tracciano memorie.


Scappa da lì che ti duole!


Quando invece viviamo storie piacevoli incontriamo il grande decisore: il sistema emotivo.


È un decisore intelligente che ha solo due risposte: mi duole o mi fa bene.

Le emozioni nascono per dirci scappa se proviamo dolore, tieni e cerca se ci provoca piacere.


Nella mente si annidano solo gli alert relativi al dolore.


Quando si misurano attraverso macchinari sensibili le onde hertziane, si verifica che le emozioni gratificanti sono brevi, altissime e intensissime.


Perché?


Perché come ogni altro meccanismo che fa bene, il cervello lo deve ricercare ancora e quindi il momento di gioia è breve e questo innescherà il meccanismo di ricerca della gioia.


Se invece proviamo angoscia, ansia, paura, l’onda hertziana è molto diversa, si mostra a bassa intensità e sotto la soglia della consapevolezza, si nasconde alla mente.


Perché?


Perché deve dare al sistema un continuum.


Il suo compito è quello di continuare a sussurrarci Ricorda! Questo è negativo e ti fa male. Scappa!


La buona notizia è che non è la mente a controllare le emozioni.


Trenta secondi di abbraccio determina la produzione di ossitocina.


Sapete a che serve questa sostanza?


Serve a permettere alla donna di tollerare i dolori del parto.


Questa la spiegazione scientifica che accontenta la sete di nozioni della mente.


Tra Fate invece si consiglia di guardare un bimbo negli occhi per trenta secondi per creare uno stato emozionale che creerà un imprinting duraturo nel tempo e che stimolerà il desiderio di riprovare all’infinito quello stato di benessere.


E ci dicono anche che tra le emozioni più preoccupanti c’è il senso di colpa a cui possiamo affiancare il sacrosanto diritto all’errore e all’innocenza del fare esperienza senza attendere risultati eclatanti a tutti i costi.


Ringrazio la Dott.ssa Lucangeli per le preziose informazioni scientifiche.

Ringrazio Fata Lia per essermi ispiratrice.


PS: Il mio compito è alleggerire i cuori tristi, sciogliere i pensieri lugubri, ridare speranza attraverso strumenti lievi, fatati e anche un po’ autoironici.


La leggerezza salverà il mondo.

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