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KEDI: viaggio nella città segreta dei gatti

Raccontare una città come Istanbul attraverso i suoi gatti: questa è la premessa di Kedi, l’acclamato documentario di Ceyda Torun. Girato per le strade e i vicoli della città turca, esplorando la vita di questa fauna locale e il suo rapporto con i cittadini.

Con un lavoro di macchina da presa che si immedesima nel punto di vista dei gatti, con lunghe riprese appena sopra le spalle dei felini e con repentini scatti fulminei, Kedi è un’opera che esplora una dimensione nascosta in piena vista, un mondo sovrapposto che gli occhi del turista e del distratto non colgono. Un reame sospeso tra il selvatico e l’addomesticato, dove queste eleganti creature convivono in autonomia dentro la civiltà umana.

Una città con un lato selvatico

Ceyda Torun porta gli spettatori a conoscere un aspetto della città di Istanbul che probabilmente è poco noto. Una configurazione, un microcosmo che si perde tra gli anfratti, messo in ombra tra le alcove dei grandi palazzi e dei monumenti della città sul Bosforo. Guardando a questi dettagli, insinuando in maniera felina lo sguardo nelle fessure della città, si apre ai nostri occhi una vita inaspettata.

Tra i locali e i piccoli ristoranti, sulle banchine delle darsene nei piccoli porticcioli, gli abitanti e i lavoratori stringono alleanze, mantengono relazioni e svolgono lavori con la popolazione di gatti randagi. L’esistenza di questa fauna, per nulla schiva e pienamente integrata, priva di padroni eppure legata agli umani, mantiene precisi equilibri di convivenza.

Incontriamo quindi ristoratori e cuochi che foraggiano fitte schiere di feroci cacciatori per tenere lontani i ratti dalle loro cucine. Mercanti e pescivendoli che riversano i loro scarti agli angoli delle strade, quasi a compiere un sacrificio rituale per non adirare le fameliche bestioline che circondano i loro mercati. E incontriamo anche comuni passanti che ci rivelano come l’aver avuto a che fare con i gatti di Istanbul abbia cambiato la loro vita.

Una città di gatti, gattari e quartieri

Le storie di questi gattari affollano e si avvicendano lungo il corso del film, come tasselli di un mosaico che rappresenta una metropoli a dimensione d’uomo, fatta di quartieri di periferia e borghetti turistici. Concentrando lo sguardo qui, abbassando la telecamera al livello dei felini e osservando lentamente, si svelano energie collettive, pensieri privati pervasi di misticismo.

Conosciamo il pescatore sfortunato, che rimasto senza barca sui moli del porto si prende cura dei gatti randagi, fino a quando uno di questi non comincia a giocare con un portafogli pieno di soldi, abbastanza per comprare una barca nuova. Conosciamo una donna che ha sofferto di depressione e che cura le sue ferite curando quelle dei mici abbandonati, trovando il sollievo che tanto cerca.

Persone che investono il loro tempo nel procurare cibo e ripari adeguati, che girano i cortili e gli spazi seclusi dei loro quartieri portando aiuto a queste creature. Persone alle quali l’energia e la vicinanza con loro ha restituito un senso alla vita, o li ha aiutati a riprendersi da depressioni e esaurimenti nervosi.

Uno scorcio di un reame nascosto

Il viaggio attraverso Kedi è un viaggio attraverso una città dalle dinamiche impreviste, dove quello che potrebbe essere visto solo come un problema di randagismo diffuso, diventa invece l’elemento chiave che trasforma in meglio la vita urbana, strappandola alla morsa opprimente e glaciale della civiltà assolutizzante. I vicoletti di Istanbul diventano centri di pet therapy, rifugi per animali, sistemi per la gestione di specie invasive… un incontro di mondi che si fondono in un groviglio di regole e equilibri, capace di autoregolarsi e mantenersi vivo al di fuori di ogni controllo. Con la stessa dignità e indipendenza di un gatto che ci scruta, scivolando sulle nostre esistenze dall’alto di un muretto anonimo di una qualunque città.

Il punto di vista di Ceyda Torun, insolito e intenso, cattura istanti di una vita grande, ma allo stesso tempo sfuggente. Saltando da un mondo all’altro, tra interviste e riprese su strada, afferra un lembo di questi due mondi e li unisce in una visione d’insieme. Così facendo, dipinge un ritratto di città, lontano dalle consuete rappresentazioni, che non vuole elogiare architetture magnifiche o ambienti strabilianti. Al contrario, preferisce guardare come luoghi comuni funzionino come organismi viventi, popolati dal loro proprio bioma.

Kedi è un documentario che non si limita a soddisfare il sogno sfrenato di ogni gattaro del pianeta, ma che si propone, riuscendoci brillantemente, di ricordare a noi, umani urbanizzati, che ogni città è un ecosistema, da rispettare e tutelare.

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Questo film non è più disponibile sulla piattaforma.

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