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Nu Guo: una società senza patriarcato

Una società e una cultura lontane, ai piedi dell’altopiano tibetano, dove il maschile e il femminile non si contrappongono. Questa è la storia raccontata da Francesca Rosati Freeman e Pio D’Emilia in Nu Guo – nel nome della madre.

Ambientato nei villaggi della minoranza etnica dei Mosuo, dove l’organizzazione familiare su regge su un sistema matriarcale, il film segue le vicende quotidiane di questo piccolo popolo. Intervistandone i membri, ne tracciano un disegno che fa risplendere le caratteristiche uniche di questa etnia, troppo spesso posta sotto la schiacciante influenza degli Han, il gruppo dominante in Cina.

Un sistema libero dall’oppressione di genere

I racconti dei Mosuo, i loro resoconti delle esperienze di vita in questo singolare gruppo, ci riportano un quadro di una situazione dove la conflittualità tra uomini e donne viene mitigata dalla flessibilità delle loro tradizioni, dalla dignità conferita alle femmine e alla loro prominenza nella gestione della vita familiare.

Questa apertura si può notare nelle usanze più diffuse, come quella dei “matrimoni camminanti”, o zou hun, dove i coniugi vivono separatamente, presso le rispettive famiglie. L’apparente lontananza viene mitigata dall’allestimento di una stanza apposita nella quale l’uomo può visitare la donna durante la notte.

Questo mette in risalto l’apertura che la società dei Mosuo ha anche nei confronti della sessualità, che è vissuta senza alcuna repressione. Soprattutto, non incasellata in legami sociali opprimenti e imposti. La libertà di cui le donne godono nell’esercitare il loro diritto al piacere si evince anche dall’approccio che si ha verso i figli. Qualunque figlio nasca dalle loro relazioni, non ha legami con il proprio genitore maschile, se non quello affettivo. Infatti, è la famiglia della madre a occuparsi del piccolo, crescendolo in salute grazie a un sistema di solidarietà e sostegno.

Il ruolo degli uomini in una società paritaria

Particolarmente interessante è la figura degli zii materni. La loro funzione di aiutanti, di sostenitori delle sorelle e dei nipoti, è ciò che permette a questo sistema di funzionare. Il loro lavoro è quello di provvedere alle esigenze del nucleo famigliare, condividendo le loro risorse con tutti, in modo da non creare divisioni.

Sotto la guida e il consiglio delle donne più anziane, vero fulcro di questo assetto relazionale, i Mosuo portano avanti una società il cui modello si staglia come un’alternativa ai problemi del sistema patriarcale che vige nel resto del mondo.

Problemi come la violenza sessuale, gli abusi domestici e il femminicidio sono quasi del tutto sconosciuti presso questa popolazione. La flessibilità e l’assenza di strutture sociali rigide basate sul comando di figure autoritarie e sulla subordinazione della fascia femminile della società hanno permesso a questo corpus di evolversi e crescere. Tutto ciò mantenendo una distinta identità e tradizioni inalterate.

La lezione da apprendere per un mondo paritario

Il popolo Mosuo, per quanto unico, è piccolo. Il peso dell’influenza degli Han si fa sentire e l’apertura delle loro terre al turismo cinese sta portando molti cambiamenti. Da un lato una maggiore ricchezza, grazie agli incassi generati dai turisti che vengono a visitare i bellissimi paesaggi di questo territorio.

Ma dall’altro, l’impostazione della società sta subendo una pressione che lentamente porterà a cambiamenti significativi. Non è raro, per esempio, che molte donne della cultura Mosuo scelgano di sposarsi con persone esterne, accettando i vincoli di una società fortemente monogama e patriarcale.

Il documentario che Francesca Rosati Freeman e Pio D’Emilia hanno girato vuole lanciarci un messaggio di speranza per questo stile di vita. Nu Guo racconta uno stile di vita che non va solo tutelato nella sua terra d’origine, ma che può anche diventare una valida alternativa al modello preponderante in Occidente.

Nu Guo racconta e analizza un modello del tutto estraneo, quasi fantastico, e lo mette in relazione con il nostro, per evidenziarne le debolezze e le ingiustizie. Invitandoci, così, a immaginare una valida alternativa che già in questo paese lontano ha trovato terreno fertile.

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