Ambiente

Ripiantare il corallo per salvare la Grande Barriera Corallina

Quando l’uomo non c’è, la Natura si riprende i propri spazi. Lo stiamo notando tutti (ne abbiamo parlato anche qui ) ed è considerata una delle pochissime conseguenze positive della pandemia causata dal dilagare del Coronavirus. Una situazione drammatica che ha colpito duramente anche l’Australia, un continente che conserva una delle strutture naturali più incredibili che esistano sul nostro pianeta: la Grande Barriera Corallina, ormai da decenni in lento declino. Vista l’assenza temporanea di turisti e attività umana, alcuni sub professionisti stanno cercando di fare la differenza, di fare il miracolo.

La Passions of Paradise

Passions of Paradise, società di tour per immersioni a conduzione familiare, è un’azienda che spera di nutrire e curare l’ambiente piantando coralli sulla Grande Barriera Corallina al largo delle coste australiane, che si sta degradando negli ultimi anni a causa dell’uomo.

Scott Garden, CEO di Passions of Paradise, ha dichiarato che la compagnia di ecoturismo ha donato un catamarano multiscafo avanzato, Passions III, nonché carburante e volontari al Coral Nurture Program, avviato dall’industria del turismo e dalla comunità scientifica australiana per riportare in vita la Grande Barriera Corallina.

pesci pagliaccio e gli anemoni vivono in simbiosi perfetta ed hanno una relazione benefica ad entrambi.

La Grande Barriera Corallina

La Grande Barriera Corallina comprende 2.900 scogliere e 900 isole, 345.000 chilometri quadrati per 2200 km di lunghezza. Ospita circa 1500 specie di pesci, oltre a una grande quantità di gamberi e altre innumerevoli varietà sottomarine.

Negli ultimi anni, le foto delle barriere coralline morte sono diventate uno dei più grandi orrori derivanti dall’impatto delle attività economiche umane, con migliaia di ecosistemi corallini trasformati in cimiteri bianchi a causa del rapido riscaldamento delle temperature, dell’innalzamento del livello del mare, dell’inquinamento e della pesca eccessiva (specialmente quella a strascico).

Lo sbiancamento della Grande Barriera Corallina

Lo sbiancamento dei coralli deriva da un aumento della temperatura, anche solo di 2 gradi Celsius, l’organismo entra in uno stato di “febbre” e i microorganismi non sono più in grado di produrre nutrimento, pertanto dopo pochi giorni i polipi del corallo espellono l’alga simbiotica, quella che ne dà il colore, facendo assumere alla struttura calcarea una colorazione più pallida o lasciandola completamente bianca. Infatti, se l’alga non rientra entro pochi giorni il corallo è destinato a morire di fame.

La morte della Grande Barriera Corallina significherebbe la fine per un intero ecosistema, per la vita oceanica così come la conosciamo, o anche solo per come la immaginiamo oggigiorno. Sarebbe uno dei crimini più grandi ed efferati dell’uomo in nome del dio denaro perpetrato contro l’ambiente, contro noi stessi.

Lo sbiancamento della barriera corallina

Ora, in questo momento di letargo imposto al turismo di massa e all’attività umana in campo marino, Passions of Paradise, con coraggio e amore, cerca di ridare vita a un ecosistema. Prova a rinegoziare un contratto con la natura.
Dobbiamo fare un passo indietro per far respirare il mondo.

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