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Caravaggio: il potere della luce

Jordan River dirige un documentario che è un racconto per dipinti, nel quale esplora la vita e l’arte di Caravaggio attraverso le sue opere. Un’immersione in quella che fu l’evoluzione, lo studio e la pratica artistica di uno dei più innovativi pittori del Cinquecento.

Un documentario che racconta attraverso un’assenza, o meglio attraverso le orme lasciate da Caravaggio, le sue tele più famose. Senza ricorrere a ricostruzioni né a messe in scena, ma attraverso un’analisi dell’immenso lavoro di un maestro, che ha impresso la sua anima nel suo infaticabile lavoro.

La vita di un maestro dall’animo turbolento

La formazione, i successi, ma soprattutto le sordide vicende del Caravaggio vengono raccontati dal narratore, senza usare mezzi toni e senza scadere nella morbosa curiosità, ma semplicemente riportando gli avvenimenti e l’impatto che ebbero sulla produzione artistica del celebre pittore.

La voce narrante, prestata da Salvatore Audia, possiede poi una soave raucedine, una ruvidezza piacevole e acuta che sposa in modo eccellente l’immaginario autoriale caravaggesco e la rappresentazione dell’uomo che gli diede vita. Un perfetto accompagnamento per lo spettatore, che viene trasportato in un approfondimento ben curato e coinvolgente.

A partire dalla formazione di Caravaggio come pittore a Milano, Jordan River usa la voce di Audia per narrare il successo ottenuto a Roma, oltre che nelle principali corti nobiliari dell’epoca, le vicissitudini più controverse che gli valsero numerosi arresti e accuse, i riscatti attraverso l’arte pittorica, e infine l’esilio e la morte a Porto Ercole.

La luce che diede vita alla pittura

Ma naturalmente, questo documentario non è una biografia, ma una disquisizione artistica. Gli avvenimenti, la crescita personale del Caravaggio, sono funzionali a introdurre e a chiarire il suo lavoro. Non a caso, mentre il narratore prosegue il suo racconto, la parte visiva è affidata a scorrimenti di camera sui più famosi dipinti del pittore.

Grazie anche a un uso sapiente di effetti speciali, River mette in evidenza il tratto stilistico fondamentale di Caravaggio, ciò che lo consacrò al pantheon mondiale dell’arte. Si tratta, ovviamente, dell’uso della luce e della tecnica del chiaroscuro.

È una vera fortuna che il regista non abbia, in un certo senso, tenuto la distanza dall’opera. Infrangendo quella distanza auratica di memoria benjaminiana che infonde meraviglia e rispetto nell’osservatore, questo documentario disseziona le opere, le modifica per mettere in risalto i giochi di luce, le composizioni e gli aspetti nascosti, così comuni nei quadri caravaggeschi.

Ecco quindi che i personaggi scompaiono per farne risaltare altri, o che gli effetti di luce prorompono dalla tela andando a coprire la scena per svelarne le disposizioni più segrete. Utilizzando in modo strategico gli strumenti messi a disposizione dall’arte del filmmaking, ci si addentra nei meccanismi più intimi dell’organismo pittorico, arrivando a capirne i funzionamenti in maniera chiara e esaustiva.

L’essenzialità della valorizzazione dell’arte

Per quanto quest’opera possa apparire minimalistica, non bisogna commettere l’errore di considerarla scialba. Caravaggio – il potere della luce è un trattato approfondito, un’immersione educativa in quello che è non solo un tesoro nazionale, ma una pietra miliare di quel patrimonio artistico globale, al quale ogni artista visivo guarda con ammirazione.

Jordan River non cede alla tentazione di appesantire la pellicola con distrazioni inutili e opta per un utilizzo funzionale dei mezzi a sua disposizione, per non oscurare con eccessi barocchi le opere del maestro. Il risultato è capace di darci una visione più completa di Caravaggio, uno sguardo comprensivo sul suo lavoro e, in ultimo, un lampo dell’umanità che anima tutta l’arte.

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