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Made in Carcere: l’iniziativa che avvicina i carcerati all’economia circolare

Nelle carceri italiane va avanti da diversi anni un progetto di rieducazione attraverso il lavoro: si chiama Made in Carcere e da quindici anni produce abiti e accessori con materiali di recupero. Nato dall’idea di Luciana Delle Donne, il progetto si ispira al concetto di benessere interno lordo e opera in numerosi carceri pugliesi.

Un progetto che educa al recupero materiale e umano

Made in Carcere ha cominciato a operare 15 anni fa nel carcere di Lecce. L’idea partì da un’iniziativa di Luciana Delle Donne, ex manager bancaria che, dopo aver fondato la prima banca online del nostro paese, si è dedicata a progetti di economia circolare.

Made in Carcere ha dato il via alla sua produzione recuperando materiali di scarto. Le aziende tessili, infatti, hanno l’abitudine di mandare al macero gli esuberi della produzione visti come non produttivi. Luciana è riuscita a mettersi in contatto con alcune grandi aziende e a convincerle donare gli scarti al progetto.

A partire da questi, Made in Carcere ha avviato una produzione di accessori come borse, bracciali e indumenti. Il tutto coinvolgendo nella produzione i detenuti, che grazie a questo lavoro percepiscono uno stipendio con cui supportare le loro famiglie, alleviando le asprezze della vita carceraria.

Come Made in Carcere è cresciuta

Dopo quindici anni di attività, il progetto di Luciana è cresciuto e ora si è espanso in moltissime altre prigioni: Matera, Trani, Bari, Taranto. E la sua attività si è anche allargata alle carceri minorili, dove ragazzi provenienti da contesti difficili preparano dolci vegani da vendere sul territorio.

Un lavoro, quello con i minori, che si accompagna con una interazione anche fuori dal carcere, per fare in modo di preparare i ragazzi all’uscita e al ritrovamento di una nuova normalità una volta liberi.

Ma l’obiettivo finale non è certo la crescita o la generazione di profitti. Come ha dichiarato la stessa Luciana Delle Donne, Made in Carcere nasce per insegnare nuovi stili di vita, nuovi modi di rapportarsi alla società e all’ambiente.

Il futuro dell’iniziativa

In questi anni numerosi carcerati e loro famigliari ringraziano Made in Carcere per la possibilità offerta. Ma anche fuori dalle mura, nella società, sono in molti ad avere avuto un’esperienza positiva con questo progetto.

A partire dalle aziende che hanno trovato un modo più etico di gestire i propri scarti, per non parlare di tutte le cooperative sociali e i centri solidali che grazie a Made in Carcere hanno trovato risorse da donare e supporto per mandare avanti le loro attività.

Molto presto, annuncia Luciana, lei farà posto a una persona nuova che diventerà presidente del progetto. Made in Carcere entrerà in una nuova fase e continuerà a crescere. Ma nel frattempo possiamo constatare il bene generato finora da un’iniziativa che ha restituito uno scopo a chi era stato messo da parte dalla società.

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