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Altamente: una comunità unita da un rito

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Ogni inverno si svolge un festival nella città di Novoli, nel Salento. È il Focara Festival, celebrato in occasione della festa patronale di Sant’Antonio Abate. Durante la celebrazione del santo patrono di Novoli, viene costruita un’enorme, altissima catasta di fasci di vite.

Durante i festeggiamenti, la catasta viene bruciata in onore del santo. Si tratta di un rito arcaico, che viene portato avanti dalla comunità di Novoli e che attira visitatori da tutto il mondo. Visitatori attirati dal clima caratteristico della festa, ma anche dal grande numero di iniziative musicali e gastronomiche che accompagnano il rito.

Una festa che fa emergere una comunità intera

Oggetto del festeggiamento è Sant’Antonio Abate, patrono del paese molto amato e venerato dagli abitanti. La festa che si tiene in suo onore è un evento che attira verso di sé tutta la comunità, portando le sue diverse parti in una sincronia che ne mostra le differenze, ma anche la capacità di collaborare.

Da un lato abbiamo la Chiesa, che promuove l’aspetto religioso della focara e che incasella l’avvenimento in un’ottica puramente spirituale. La stessa Chiesa che si trova poi a collaborare con il Comune di Novoli e con le associazioni di lavoratori che annualmente si occupano di costruire la catasta.

E infine, gli organizzatori del Focara Festival, persone laiche che esaltano l’aspetto folcloristico di questa celebrazione e lo inseriscono in un raduno di promozione del territorio che lo ospita. La macchina da presa segue tutte queste diverse categorie umane, ne osserva i processi decisionali e il lavoro che svolgono. Montando poi il tutto in un’esperienza che comprende tutta la città di Novoli e il suo festival.

Raccontare un territorio nella sua interezza

Promuovere le caratteristiche regionali è una specie di ossessione per i cineasti italiani. Dalle leccornie del territorio, alle sue tradizioni più antiche, la narrazione di questi fenomeni non si presta alla singolarità o al caso specifico.

Altamente non si focalizza solo sulla focara di Sant’Antonio, ma ne racconta le sfaccettature, le dinamiche che la originano, i rituali che la accompagnano. Evitando di inserire commenti, interferenze o inutili digressioni didascaliche, questo documentario si accontenta di un montaggio ben intrecciato per lasciare che lo spettatore si immerga nel momento.

E il momento, ovviamente, è quello di un periodo isolato e racchiuso in pochi giorni, durante i quali il paese di Novoli sembra aprirsi e animarsi come un fiore scarlatto che sboccia.

Lo sguardo dall’alto di due partecipanti esterni

La visione è completata da un punto di vista fondamentale: quello esterno. È il ruolo che hanno due personaggi d’eccezione: il regista serbo Emir Kusturica, che riflette sulla tradizione locale e sulla follia liberatoria che il festival ispira; e lo scultore e architetto giapponese Hidetoshi Nagasawa, famoso per le sue sculture ispirate allo Zen, chiamato per progettare la focara.

Il loro sguardo, esterno ma coinvolto, fornisce quella visione dall’alto che racchiude l’insieme dell’esperienza del festival di Sant’Antonio. Un accento che chiude l’esperienza di Altamente, un documentario che sul finale ci lascia a riflettere su ciò che abbiamo visto sulle ceneri del fuoco acceso per Sant’Antionio.

In un breve tempo, il documentario di Gianni De Blasi ci riporta non un semplice evento, bensì l’insieme di realtà sociali e culturali che si risvegliano insieme a questo evento. Un racconto del territorio che non si focalizza sul suo oggetto, ma sul contesto che lo genera. Una visione consigliata per chi vuole sentire il profumo di legna bruciata delle tradizioni popolari e del folclore italiano.

Titolo originale: Altamente
Regia: Gianni De Blasi
Genere: documentario
Anno: 2015
Durata: 80′
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