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Mount St. Elias: la discesa più lunga del mondo

Una storia di sci alpinismo, adrenalina e tanta forza di volontà seguendo l’impresa di tre dei migliori scialpinisti del mondo. L’obiettivo della loro spedizione è il Mount St. Elias, soprannominato il mangia-uomini.

Un gigante situato in Alaska e la seconda più alta montagna del Nord America. La sfida che il team austriaco lancia è quella di compiere la più lunga discesa di scialpinismo del mondo.

LA SFIDA CON LA MONTAGNA

Nonostante goda di una certa fama, il Mount St. Elias non viene spesso citato dagli alpinisti. Non è un segreto che nel continente americano scarseggino le montagne particolarmente alte e che le sfide più impegnative per gli alpinisti si trovino in altre aree geografiche.

Tuttavia, il Mount St. Elias, nonostante la sua altezza non eccezionale rispetto ad altre montagne, ha un elevato grado di pericolosità. Il tempo imprevedibile, l’assenza di tratti sicuri per la salita e la scarsa visibilità data dal clima ostile dell’Alaska, la rendono una montagna insidiosa.

Lo scenario perfetto per il team austriaco composto da Axel, Jon e Peter. Il loro piano è quello di risalire fino alla cima del Mount St. Elias, e da lì scendere con i loro sci fino al Golfo dell’Alaska. Un’avventura attraverso le avversità della roccia, delle tempeste frequentissime e della pressione psicologica.

UN’IMPRESA DI SQUADRA

Il regista Gerald Salmina segue il team nella loro impresa, lungo le creste innevate e le salite più impervie. Ma soprattutto, segue i protagonisti nelle tende, dentro i campi base. Li riprende in quei momenti di dialogo e discussione, in cui si creano i legami emotivi fondamentali per la salita.

Mount St. Elias non è tanto una storia di un’ascesa individuale, o il ritratto di un singolo atleta, ma la storia di come un gruppo di persone si rapporta a un ambiente tanto ostile. Un elemento minaccioso come la montagna e le conseguenze che la sua presenza ha sulla psiche di chi l’affronta.

Non è un racconto epico di superuomini, ma di esseri umani che di fronte alla prospettiva di rimanere bloccati per giorni su un picco nevoso hanno crolli emotivi, scatti d’ira e momenti di sconforto. Mount St. Elias, oltre a essere un racconto sportivo, è anche il racconto di come un’avventura tanto dura umanizzi chi la intraprende.

LA BELLEZZA E IL TERRORE DEL MOUNT ST. ELIAS

Un film ambientato in un paesaggio tanto terrificante quanto bello non sarebbe certamente completo senza una degna fotografia. In questo, Gerald Salmina fa un ottimo lavoro nel rendere la meraviglia del luogo, con delle riprese luminose e pulite.

Avvalendosi poi di tutti quegli strumenti necessari a filmare in condizioni così estreme, come droni e telecamere GoPro, riesce a catturare tutta l’adrenalina del viaggio. Regalando così un film che ondeggia tra l’intima riflessione dei protagonisti, con il loro spiccato accento tedesco, e le riprese da video di sport estremi.

Quello che ne nasce è un diario di viaggio per immagini, la cronaca di un’impresa e la ricerca di uomini determinati e un po’ folli, decisi a stabilire il loro nuovo record mondiale. Un richiamo che forse non tutti comprenderanno, ma che per chi lo sente ha una forza irrefrenabile.

Chi ama alla follia le storie di alpinismo non può lasciarsi sfuggire un altro documentario, Manaslu, sulla vita dell’alpinista Hans Kammerlander e la sua sfida con una montagna maledetta. Potete vedere qui il trailer, o leggere la nostra recensione qui.

Regia: Gerald Salmina
Genere: sportivo, documentario
Anno: 2009
Paese di produzione: Austria
Durata: 100′
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