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L’aquila testabianca ripopola l’America

Ammirando la magnificenza dell’aquila testabianca si capisce perché gli Stati Uniti l’abbiano eletta ad animale simbolo. Eppure, il XX secolo non è stato un periodo facile per questo rapace, che a causa dell’espansione umana nel suo areale ha seriamente rischiato l’estinzione.

Ma grazie agli sforzi per conservare la specie e proteggerne l’habitat, la popolazione di aquile testabianca si è ripresa. Con un numero di esemplari quadruplicato, è stata ufficialmente rimossa dalla lista delle specie in via di estinzione nel 2007.

LA CAMPAGNA DI STERMINIO DELL’AQUILA CALVA

Le difficoltà per questa specie di rapaci cominciarono già nei primissimi anni del ‘900. Come accade per molti animali predatori, la loro presenza infastidiva l’industria dell’allevamento, allora in fortissima crescita in tutti gli Stati Uniti.

La pressione esercitata dagli allevatori sul governo americano portò a una spregiudicata campagna di sterminio di questi animali. Vennero addirittura offerte ricompense in denaro per ogni individuo ucciso. L’avvio di questa caccia sconsiderata portò le aquile testabianca a fuggire dalle zone popolate dagli umani. La progressiva distruzione delle foreste per fare spazio ai pascoli esacerbò questa drastica riduzione ambientale.

Infine, l’uso massiccio di pesticidi DDT ha danneggiato pesantemente le aquile. Avvelenando gli organismi degli esemplari sani, questi componenti chimici causavano gravi carenze di calcio, che si traducevano poi in uova dal guscio troppo fragile. Il risultato fu che quasi nessuna nidiata arrivava integra al momento della schiusa, azzerando quasi del tutto il numero di nuove nascite.

IL RECUPERO DELL’ANIMALE SACRO

Oltre a essere l’animale simbolo del governo americano, l’aquila testabianca è centrale nella religione dei nativi americani. Presso la tribù dei Choctaw era vista come un simbolo di pace per via del suo rapporto diretto con il sole, mentre rappresentava la fertilità per le tribù Pawnee.

La sua importanza presso le culture totemiche dell’America riflette anche il destino subito da esse con l’avanzare della civiltà industrializzata. Un simbolo di un equilibrio naturale sbilanciato dalla sottrazione di territori e dalle continue aggressioni, tutto perpetrato per tutelare il profitto e il progresso.

Un atteggiamento che portò la popolazione complessiva di aquile a sole 417 coppie registrate nel 1963. Il dato allarmante diede quindi il via a un cambio di rotta e a un nuovo atteggiamento da parte del pubblico verso la tutela dei rapaci.

Impedendone la caccia e creando nuove zone sicure in cui permettere la nidificazione, oltre all’eliminazione dei pesticidi più dannosi e al contrasto alla deforestazione, il governo statunitense ha efficacemente salvato una specie animale dall’estinzione.

UN RITORNO INARRESTABILE

A partire dal 2009, appena due anni dopo l’uscita dalla lista degli animali in via di estinzione, la popolazione di aquile negli Stati Uniti e nel Canada si è quadruplicata. Oggi supera i 300.000 individui e non accenna a diminuire.

Nonostante le proteste di gruppi di allevatori, che stanno nuovamente chiedendo il permesso di cacciare i volatili per proteggere i loro pascoli, le norme a tutela dell’aquila testabianca rimangono.

Resta solo da vedere quante altre specie in pericolo torneranno a fiorire, specialmente dopo la riduzione delle attività umane a causa della pandemia. Il cammino di recupero di popolazioni quasi interamente distrutte dal progresso non sarà certo facile. Ma l’esempio delle maestose aquile americane ci dimostra che si può fare!

Se siete interessati a scoprire di più su come ridurre l’impatto ambientale umano e così aiutare nella ripresa il mondo animale, vi consigliamo il documentario Trashed – Verso Rifiuti Zero: potete vedere il trailer qui e leggere la nostra recensione qui.

Sulla salvaguardia della fauna selvatica puoi leggere anche sul nostro blog:

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