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Bias: se sei umano, sei di parte

Quanto siamo influenzati dai nostri pregiudizi? Siamo consapevoli di tutto quello che pensiamo, delle associazioni mentali che facciamo? Bias cerca di rispondere a queste domande, per capire come sussistano discriminazioni e differenze nella società occidentale.

UN’ATTENTA ANALISI DEL PREGIUDIZIO

Innanzitutto, che cos’è un bias? Un bias è uno spostamento cognitivo, una distorsione della nostra percezione. Generalmente, i bias sono dettati da esperienze pregresse che ci spingono a vedere tutta una categoria in un certo modo; oppure, sono generati dai nostri impianti ideologici, che ci portano a piegare i fatti per inserirli nella nostra narrazione del mondo.

La loro funzione è quella di aiutarci a sopravvivere: un bias riguardo alla ferocia degli orsi ci ha permesso di imparare a evitare questi animali per non avere guai. Ma in una società avanzata, dove gli orsi sono una minaccia piuttosto ridotta alla sopravvivenza degli umani, che ruolo hanno i nostri bias?

I bias sono all’origine dei nostri pregiudizi verso determinate categorie: uomini, donne, bianchi, neri, omosessuali o etero. Difficilmente troveremo persone totalmente prive di un qualche bias cognitivo, portandoci alla premessa di questo documentario: se sei umano, sei di parte.

Ma invece di abbandonarci al relativismo e all’apologia dei nostri pregiudizi, la cinepresa di Bias si addentra nel dibattito tra scienziati e sociologi per capire come affrontare, controllare o superare il pregiudizio e le sue conseguenze.

TRA CRIMINALIZZAZIONE E GENDER GAP

Uno degli elementi più interessanti analizzati durante le ricerche del film è certamente internet. La digitalizzazione, con il suo appianamento dei media e la sua diffusione, hanno messo in luce molti pregiudizi diffusi nella popolazione.

È il caso della piattaforma Nextdoor, l’evoluzione digitale delle ronde di quartiere. Un sito dove le persone potevano segnalare attività sospette, crimini o effrazioni in modo del tutto anonimo. In teoria, un modo di coinvolgere i cittadini nella protezione delle loro comunità. Nella pratica, come evidenziato nel corso del documentario, un canale in cui confluirono pregiudizi razziali e segnalazioni fatte sulla semplice presenza di minoranze etniche.

Ma, ovviamente, i bias della società occidentale non si fermano al solo colore della pelle. Anche per le donne la situazione non è semplice, alle prese con un mercato del lavoro che le sottovaluta. E che quando ha a che fare con donne decise a farsi valere, le bolla come “antipatiche”, come emerge da alcuni esperimenti sociali.

IL RUOLO DELLA RICERCA NEL SUPERAMENTO DEI BIAS

Bias si avvale di numerosi team di ricercatori, chiama in campo equipe di università di alto livello, seleziona case studies emblematici per provare con chiarezza il proprio argomento. I pregiudizi sono diffusissimi, talvolta condivisi dagli stessi bersagli.

Ma contrastarli è assolutamente possibile: attraverso la ricerca, la correzione e l’insegnamento. Il primo passo, forse il più controverso, è proprio avere il coraggio di riconoscere i propri bias. Solo così si ha la possibilità di intraprendere un cammino di correzione.

Robin Hauser, regista del documentario, ci spinge a scoprire come la nostra percezione sia alterata e come questo si rifletta sugli aspetti più impensati della nostra società. Il risultato è un’analisi rigorosa e implacabile di quanto i bias ci stiano influenzando e di cosa possiamo fare per superarli.

Se siete interessati a sapere come la scienza e la sociologia possono aiutarci a migliorare la società, potrebbe interessarvi il documentario The Altruism Revolution. Potete leggere qui la recensione e vedere il trailer qui.

Regia: Robin Hauser
Genere: documentario
Anno: 2018
Durata: 88′
Paese di produzione: USA
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