
La commedia napoletana che racconta il gradino più basso del cinema italiano, quello che fatica anche solo a trovare una sala ma che regala emozioni inaspettate. Questo film di Pasquale Falcone mette in scena l’avventura di due produttori improvvisati di Napoli, tra marchette ed espedienti.
Decisi a ribaltare la situazione economica disastrosa della loro casa di produzione, decidono di seguire la scia del film campione di incassi della storia italiana. No, non “La Grande Bellezza”, ma “Quo Vado?” di Checco Zalone.
QUEL CINEMA CHE NON DANNO NEI CINEMA
E se mi comprassi una sedia narra quell’ambiente cinematografico che i cinefili di tutto il mondo conoscono bene. Quello delle produzioni basse, con idee posticce o concept stravaganti, che raramente lascia le sale dei festival locali e che occasionalmente trova la strada per qualche cinemino indipendente o forum di appassionati.
Il mondo delle produzioni che lottano per proporre la loro visione, anche quando una vera visione non ce l’hanno, e che si inventano ogni tipo di macchinazione per ottenere i fondi per lavorare. Perché, per citare un personaggio del film, “per fare un buon film ci vogliono i soldi”, ancora prima del cast e della sceneggiatura.
Tra produttori di dubbia reputazione, raccomandazioni politiche ed ecclesiastiche, intrecci poco puliti con l’imprenditoria locale, i due protagonisti passano attraverso una serie infinita di situazioni al limite dell’inverosimile. Circondati da un’assurdità accentuata anche dal talento comico di Pasquale Falcone, personaggio che da anni lavora in ambito comico, non solo cinematograficamente.
LA LUNGA OMBRA DI TONI SERVILLO
Le peripezie dei due protagonisti, insieme al giovane cantante e attore Chicco, ipotetico successore e imitatore di Checco Zalone, si svolgono tutte sotto il peso di altri nomi. Come quelli di Sorrentino e Toni Servillo, quelli dei film di Natale dei Vanzina, quello del Benigni dei tempi migliori.
In una fanfara di battute e ammiccamenti, emergerà la tragicomicità dell’industria cinematografica italiana, divisa tra produzioni eccellenti e famose e un ambiente sonnecchiante dove i produttori non credono in nessun progetto. Nemmeno quando è la copia carbone di un successo.
E mentre ad altri toccano le vette del grande spettacolo, i nostri protagonisti rimangono degli eroi comici sottostimati. Quasi patetici nella loro mancanza di talento, ma adorabili nella loro indefessa voglia di provarci. Perché questa non è solo la storia di un’arte: è principalmente la storia di un’industria, con le sue eccellenze e i suoi, diciamo, prodotti da discount.
PARLIAMO DI CINEMA
La sudditanza culturale, il compromesso necessario e la sfiducia degli investitori sono il motore di una trama frizzante. La spiritosaggine diffusa anima il film, pur bloccandolo in alcuni siparietti forse troppo estrosi, ma certamente divertenti.
La tradizione della comicità napoletana si sente fortemente in questo film che cerca di modernizzarla senza scadere negli stereotipi o nelle facili macchiette. I personaggi sono concreti, amabili ed esilaranti. Ma soprattutto sono personaggi con desideri condivisibili, degli artisti del disastro con grandi sogni.
Raccontare una storia non è mai facile, raccontare il mestiere di chi le racconta (o almeno, ci prova), lo è ancora meno. In questo, Pasquale Falcone riesce bene, a differenza dei suoi buffi, tragici protagonisti. Una bella prova per quel cinema in apparenza minore, ma capace di grandi sforzi e che vale sempre la pena scoprire.
Se siete proprio curiosi di sapere cos’altro non è finito nella sala del cinema vicino casa vostra, potete guardare anche Cinque Tequila, che trovate qui.

Vi ricordiamo che potete consultare in qualsiasi momento il nostro palinsesto sul catalogo pubblico di UAM.TV.
Ti è piaciuto questo articolo? Puoi condividerlo sulla tua pagina social cliccando sulle iconcine qui sotto.