Recensioni Viaggi consapevoli

Il Cammino di Santiago o “La retta Via”: camminare per cambiare.

Il Cammino di Santiago di Compostela, un percorso impegnativo che può riportare sulla Retta Via?

Il Cammino di Santiago di Compostela è noto a tutti come un percorso impegnativo, dove l’esperienza della fatica estenuante e del silenzio possono cambiare la vita di chi lo intraprende. E se una simile impresa potesse cambiare anche ragazzi con trascorsi difficili e con esperienze criminali alle spalle? Se potesse riportarli sulla Retta Via?

Questa è la domanda che si pongono gli autori di “La retta Via” documentario di viaggio che segue l’avventura di Joachim e Ruben, insieme alla loro guida e supervisore Bise. Ascoltando le loro storie, seguendo i loro passi e raccontando le loro difficoltà, siamo testimoni di questo programma insolito e un po’ estremo, pensato per dare una svolta radicale alle vite dei giovani protagonisti.

Un reinserimento sociale diverso

L’esperienza del carcere è, nei suoi minimi termini, un allontanamento sociale. Anche nei casi di minorenni, i carceri o le comunità hanno come scopo dichiarato quello di tenere lontani i condannati dai loro usuali ambienti, nella speranza di spezzare i loro legami con elementi criminosi e fornire loro un’alternativa.

Purtroppo, l’esperienza ci dimostra che l’esclusione e l’isolamento hanno spesso l’effetto contrario e radicalizzano ancor di più le tendenze delinquenziali. Ma la comunità che accoglie Joachim e Ruben decide di provare un’altra strada, un metodo che ripensi completamente il ritiro sociale e lo trasformi in un’esperienza formativa.

Così comincia il viaggio: con la fiducia e la voglia di sperimentare, dando un’occasione e al contempo una sfida a Joachim e Ruben, entrambi incarcerati per rapine e furti e provenienti da famiglie con lunghi trascorsi criminali.

Una convivenza in movimento

La lunga camminata, che comincia dal Belgio e che attraversa Francia e Spagna in un arco di ben quattro mesi, è il campo dove giocano le emozioni dei tre, le loro relazioni e anche le difficoltà a rapportarsi gli uni con gli altri.

La fatica estenuante, la rigida disciplina che richiedono le lunghe marce e le notti in accampamento, le ferite ai piedi e quelle alla mente gravano sulle schiene dei giovani camminanti, ancor più pesanti dei loro zaini. Sono queste le avversità che tirano fuori i rancori e le frustrazioni, ma anche l’autostima, il senso di appagamento e la soddisfazione.

Le litigate tra Joachim e Ruben si alternano a momenti di gioco e di sincera condivisione. Le preoccupazioni e le delusioni di Bise nei confronti dei ragazzi vengono controbilanciate dall’orgoglio e dal rispetto verso di loro. Mettendo in gioco i loro sentimenti, siano essi positivi o negativi, imparano a gestirli, a riflettere e, in ultimo, a diventare persone migliori.

L’esplorazione di un’alternativa al carcere

Quello che La Retta Via ricerca, quindi, non è solo un racconto di viaggio, per quanto appassionante. Il vero intento di questo documentario è raccontare nel dettaglio un sistema riabilitativo che rinnovi il modo di concepire la rieducazione.

Ribaltando completamente gli schemi del pensiero carcerario tradizionale, con le sue restrizioni e le sue modalità spesso insensate e volte solo al contenimento, piuttosto che alla riabilitazione, i registi de La Retta Via riportano un’esperienza di successo nella ricerca di un’alternativa.

Rifuggendo le mura opprimenti delle carceri, la loro deumanizzazione e la violenza che comportano, il progetto portato avanti da Bise riabilita le attività introspettive come validi strumenti formativi. Seguendo la scia di pensiero pedagogico che da anni si oppone alle rigidità e agli obblighi dei sistemi tradizionali, questo documentario si inserisce in una lunga catena di reportage di esperimenti di grande successo, come l’uso della mindfulness nelle scuole difficili, documentato in Be Happy.

Cambiare due vite, in meglio

Obbligati a camminare, con lentezza e fatica, immersi nel silenzio delle strade di campagna e lungo gli sterrati boschivi, Joachim e Ruben hanno finalmente la possibilità di rallentare, di disconnettersi dalle loro vite precedenti e di ripensare la loro identità e il ruolo che vogliono avere nel mondo.

Sperando che approcci di questo tipo diventino sempre più diffusi e apprezzati, non si può non consigliare la visione di questo film e la sua storia di ripensamento e riflessione. Un vero e proprio racconto di crescita, narrato su un cammino da secoli offre il cambiamento a chiunque si trovi a percorrerlo.  

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