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La Chana: una vita in flamenco

Guardarti lassù era come vedere una forza della natura scatenarsi, qualcosa che per caso aveva anche l’immagine di mia madre. Con queste parole Nuria descrive quello che pensava quando era una bambina e vedeva sua madre esibirsi sui palcoscenici di tutto il mondo, quando appariva in televisione e sui cartelli della città. L’apparizione, il manifestarsi di un’energia che attraversava il corpo di Antonia Santiago Amador, conosciuta come La Chana, qualcosa che compariva in lei senza mai essere totalmente parte di lei, come una possessione.

Questa è l’energia, la potenza, il ritmo che hanno reso La Chana la più grande ballerina di flamenco mai esistita. Passionale, infervorata, sensuale ed etere allo stesso tempo. Nella sua più che trentennale carriera, La Chana ha calcato il palco in tutti i teatri e le sale da ballo del mondo, ha scolpito il suo nome come la regina della danza catalana. In questo film, una donna oramai anziana, ritirata dalla vita pubblica, ma ancora viva nel ricordo di tutti, si lascia raccontare.

Uno sguardo proiettato dentro l’anima

Il documentario, diretto da Lucija Stojevic, si immerge nella quotidianità di Antonia. Le inquadrature si adagiano sui particolari della casa, sulle faccende domestiche e sui piccoli momenti di lei e di suo marito Félix. Da subito, la trama si imposta con un marcato tratto intimista: non si racconta la storia della Chana, ma si ascolta la Chana che racconta se stessa.

L’esplorazione dell’infanzia, dell’entrata nel mondo dello spettacolo, il successo e la famiglia, sono solo le fondamenta su cui viene poi eretto l’edificio del film, quello che mette in mostra la vitalità e lo spirito trascendentale che anima Antonia come tutta la danza catalana. La macchina da presa ondeggia tra passato e presente, cucendo vecchie pellicole in bianco e nero con moderne riprese digitali per intessere un arazzo che spazi nel tempo per rappresentare in maniera unitaria una società, oltre che una donna che l’ha vissuta.

Le radici gitane di una stella internazionale

Antonia nasce nella Catalogna gitana: una giovane donna passionale innamorata del ballo, presa in un mondo dove l’uomo detta legge in casa. Con il tempo, l’emancipazione, attraverso difficoltà, conflitti e compromessi. La Chana ci racconta del suo successo, della violenza del primo marito e del ritiro dalle scene, della lotta con la depressione e il fallimento, dell’euforia di ritrovare la forza per affrontare la vita. Ci racconta tutto questo dal divano della sua casa, durante pranzi con il resto della sua numerosa famiglia, immersa nel verde di giardini spazzati dalla brezza mediterranea.

E con le sue storie, vengono fuori le suggestioni, le superstizioni e i rituali dell’anima catalana. Tra poesie recitate di notte di fronte al falò, momenti intensi che ricordano la santeria, canti e balli di gruppo durante le riunioni familiari, dove ogni membro porta il suo contributo in un’armonia di canti e battimani, La Chana esplora un folklore famosissimo e comunque sconosciuto, regalando scene di profondità unica.

L’energia scorre nei gesti e nei ritmi della cultura catalana

La famiglia, l’identità, l’esplorazione della propria anima sono tematiche potenti e allo stesso tempo parte di un delicato ritratto di donna a colori tenui, come un acquarello che sfuma le tinte di una vita dedicata alla danza. Una smorzatura del colore che distanzia e porta Antonia, e noi con lei, alla riflessione su cosa fosse quell’inesauribile energia che animò per anni le sue esibizioni.

Ma questa visione idilliaca, quasi un bucolico riassunto di una vita apparentemente agli sgoccioli, si svolge mentre all’orizzonte della narrazione prende forma una sfida: il ritorno, dopo trent’anni, della Chana sul palco. Il quotidiano e l’ordinario prendono nuovi colori, si tingono del rosso infuocato delle scintille contro il cielo notturno, dando il via a uno spettacolo di epica forza sopita, nascosta tra le pieghe di una pelle anziana e di gambe indebolite, ma mai piegate, dal tempo.

Lucija Stojevic non racconta solo di una donna, dei gitani, del flamenco: ci mostra un’energia, una forza universale che si canalizza attraverso di noi, nel profondo delle grandi anime. Qualcosa che non ci appartiene, ma che ci può far risollevare in qualsiasi momento. Qualcosa che vibra nel ritmo, non solo quello del flamenco, ma di tutta la vita a cui partecipiamo. Lucija Stojevic ha fatto un documentario su questa prorompente, travolgente forza, che solo per puro caso aveva la forma di Antonia Santiago Amador, la Chana.

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